sabato 1 dicembre 2012

il mio amico Ultimo

il mio amico Ultimo


le ho finite anche stasera... le sigarette, le ho finite... rolla, Gabrielr... tutta colpa di Ultimo...
stamattina ho detto: Il frigo è vuoto, se domani arriva 'sta Anna qualcosa devo comprare... Anna mangia niente, ma anche per apparenza...
C'avevo la fissa da ieri... così, la prima cosa che ho fatto è stata di andare ai giardini, volevo vedere Adelmo... non c'era un'anima... non pioveva, ma il cielo nero come il culo dell'inferno sembrava dire: Chi si azzarda a sedersi in una panchina, lo fulmino... poi sento chiamare: Ragazzo!... mi volto, vedo Ultimo... barba ingiallita, giacchetta ellesse nuova di pacca su una maglia da schifo...
Ultimo fa il barbone... lo fa da più di vent'anni... ora va per i settanta... sorride con quei quattro denti in una bocca che potrebbe contenerne cento... mi chiamava ragazzo allora, e lo fa ancora oggi... vado a sedermi accanto a lui: Che ci fai da 'ste parti, eh?, mi fa... Cercavo Adelmo, dico...
Adelmo sta al parco grande, quello nuovo, vicino alle mura... l'hanno promosso, dice, sorridendo... mani che sembrano già con il guantone, pronte per un match... fa segno con le dita come ha dire: Hai da fumare?... Tiro fuori le sigarette... si fuma, intanto che si dicono cento cazzate... una volta, una sera di fine giugno di tanti anni fa c'ho dormito, con lui... sotto i cartoni... era una serata calda, la scelsi, ecco... non avevo fatto i conti con le zanzare... lungo il fiume erano come le SS... sparavano a caso... da quella volta porto la barba... avevo la faccia che sembrava una torta di mirtilli e lamponi... la barba si allungo di qualche giorno, e io la tenni per sempre...




Julia, la donna che mi ha donato la cosa più preziosa che ho: mia figlia... me lo diceva sempre: Tu non è che li incontri, li vai proprio a cercare... in effetti era così... da loro ho imparato la vita... Che cazzo vi raccontate?, facevano i miei amici... Con Ultimo si parlava di poesia, e di Hesse... conosceva i libri di Hesse a memoria... teneva una copia del Gioco delle perle di vetro dentro una busta del supermercato...
Ultimo aveva una famiglia, un lavoro e tutto... poi, come accade anche oggi, il lavoro l'ha perso... la moglie è volata via e... buona notte...
ora, da più di vent'anni fa il dirimpettaio del padreterno... sa che, alla fine, non sarà certo lui l'ultimo... se qualcosa esiste, perlomeno...
dice: Se rinasco voglio trovare un Dio meno triste... la religione a furia di seguirla ti mette addosso solo ansia... gli lascio le mie sigarette e scappo...
Mahler l'ho ascoltato la prima volta grazie ad Anna... l'ho già detto qualche giorno fa... la accompagnai perché gli altri erano scappati... da Anna tutti volevano una cosa: immaginatela... era famosa per quello che oggi chiamano lato B... per noi il lato B era una facciata di un disco... di solito si diceva, di una, che aveva un gran bel culo... e secondo me rende meglio l'idea... ma le cose cambiano, così... a dirla tutta mi ero preparato per quella serata sapendo che non andavo a fare una passeggiata... avevo la speranza di altre cose, dopo, ecco... la musica classica non si conosceva, tranne Vivaldi che si suonava a scuola con il flauto... e faceva una paura becca  l'idea che non ci fossero chitarre...
al telefono mi disse: Guarda che non è un concerto rock... tirati indietro i capelli, mettiti una cosa buona eccetera eccetera..
Ci presentammo là che sembravamo appena appena usciti da un concerto dei Deep Purple... io la seguii, ci mettemmo a sedere e... fu amore a prima vista... quella sera Mahler mi fece innamorare... un fulmine... suonavano la Sesta Sinfonia... ero stupefatto... l'ho presa un po' larga, come disse Emanuele quando andò a fracassarsi con la Fiat 128 Special gialla limone contro un tiglio a sinistra.... di questo passo all'Adagio della Decima ci s'arriva intorno a Natale...
27 maggio 1906, Essen... Mahler sta sul podio, bacchetta in mano... accanto ai timpani ci sono attrezzi mai visti prima in un'orchestra sinfonica... campanacci da mucca, ferri di varia natura, martelli,  campane tubolari e, forse, un cacciavite... Da non credere... ci sono nacchere e xilofono, che fanno pensare ai ghigni beffardi di un diavolo in tenuta da lavoro... le campane profonde ai rintocchi confortanti delle chiese di paese... la frusta ai colpi sferzanti del destino...
Mahler alza la bacchetta... toc toc toc... la minore... sempre un gufo, con quel suo frak troppo largo... occhialini di metallo... in due estati, 1903 e 1904, ci si mese di buzzo buono e compose quella Sesta Sinfonia che io sentii tanti anni dopo, con Anna... è stata definita Tragica, perché rappresenta la lotta dell'uomo contro il destino... la fine di una Vienna ancora tutta valzer e feste...

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