sabato 29 dicembre 2012

il mio amico Ernest

al di là dal fiume
e tra gli alberi




E' facilissimo reagire con freddezza alle cose durante il giorno, ma di notte è tutto un altro discorso......
Per Parigi non ci sarà mai fine e i ricordi di chi ci ha vissuto differiscono tutti gli uni dagli altri... ognuno il proprio angolo di cielo...
Si finiva sempre per tornarci, a Parigi, chiunque fossimo, comunque essa fosse cambiata o quali fossero le difficoltà per raggiungerla...
Parigi ne valeva sempre la pena e qualsiasi dono tu le portassi ne ricevevi sempre qualcosa in cambio... un angolo di cielo, per dire...

Ma questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto poveri e molto felici... quando la vita era ancora da cominciare...
Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passerai il resto della tua vita, essa ti accompagnerà, sempre...
come la piccola Place de la Contrescarpe, quasi all’angolo con rue Cardinal-Lemoine, dove abitavo negli anni di vino e cognac...
Non c’era nessun altro angolo di Parigi che amasse come questo, gli alberi scomposti, le vecchie case bianche dipinte in basso di scuro
il verde degli autobus nella piazza rotonda, la tintura porpora dei fiori sul marciapiede, la gente che passava guardandoti in faccia
l’improvvisa discesa di rue Cardinale-Lemoine verso il fiume e dall’altro lato lo stretto mondo affollato di rue Mouffetard... essì...

in rue Descartes dove  Paul Verlaine era morto, dove al piano terra c’è un piccolo ristorante ombreggiato da una tenda rossa...
o verso i giardini del Luxembourg, dove ti eri ormai abituato alla vista degli alberi nudi contro il cielo, in quegli inverni di neve e gelo...
dove camminavi sulla ghiaia appena lavata dei sentieri verso il giardino del Luxembourg nel vento chiaro e pungente di quel gennaio...
o nei pomeriggi autunnali, guardando il gioco delle bocce e il cader delle foglie, in una Parigi che cambiava nelle stagioni...
in una Parigi che cambiava nelle stagioni con il colore dei suoi alberi... non lontano da rue Vaugirard dove viveva Scott Fitzgerald...
o le serate alla Brasserie Lipp su Boulevard Saint-Germain, un tripudio di decorazioni liberty, specchi e mosaici della Closerie des Lilas
ricordo, che era caldo d’inverno e in primavera e in autunno era bello sedere fuori al tavolo all’ombra degli alberi, a bere e fumare...



 

o fare un salto alla libreria di Sylvia Beach. la Shakespeare and Company, in quella strada fredda e spazzata dal vento...
la libreria di Sylvia era un posto caldo, allegro con una grossa stufa durante l’inverno, tavoli e scaffali di libri, libri nuovi in vetrina...
e alla libreria di Sylvia, sulle pareti le fotografie di scrittori famosi, morti e viventi, le fotografie sembravano tutte istantanee...
adesso, la libreria di Sylvia non è più in rue de l’Odéon, è stata spostata, di poco, ma è stata spostata, là, lungo la Senna...
con la vetrina che rispecchia il profilo di Notre Dame, ma vi si respira la stessa atmosfera insieme dell’odore delle vecchie pagine....

se ci fai un salto, alla libreria di Sylvia, ci trovi ancora le stesse vecchie foto, e pareti di vita e il legno incurvato sotto il peso dei libri....
La Rive Droite mi vide negli ultimi anni frequentare ristoranti eleganti, lontano dai tempi in cui non avevo denaro per pagare il conto...
come accadde in gioventù, che non avevo i soldi necessari per pagare il conto della cena di Natale al Café de la Paix...
oltre il ramo della Senna c’era l’Ile Saint-Louis e le sue vecchie, alte, bellissime case... la gente che si metteva il cappello e donne...
l’isola finiva a punta come la prora aguzza di una nave, come il praho di una nave pirata... lungo il fiume non mi sentivo mai solo....
certo, per tanti di voi io sono solo quello che ha scritto Addio alle armi o Per chi suona la campana... ma forse non mi conoscete...
io solo l'uomo del destino, quello che ha giocato con il destino, e che, per certi versi, il destino lo ha affrontato a muso duro...
ancora oggi se entrate alla Closerie des Lilas per chiedere dov’era solito sedere Ernest Hemingway, ve lo diranno di certo...
vivono di questo certi posti... del passaggio o del posto dove ha posato il culo qualcuno che allora era scomodo, ora non più...
ma vi diranno anche che là c'era James Joyce, e accanto Scott Fitzgerald e Dos Passos, Gertrude Stein e Crystal Tzara.....


vi diranno di Hemingway il beone, lo spaccone, il macho... Hemingway sempre pronto a tirare di box o a inventarsi un cocktail
vi diranno dei miei flirt, da Marlene Dietrich a Jane Mason, giovane, bella  e bionda miliardaria incontrata in Africa.......
vi diranno della nobildonna veneziana che gli aveva ispirato Di qua dal fiume e tra gli alberi, o di quello che faceva battute sugli ebrei...
vi diranno di quello che sosteneva di aver dato la caccia agli u-boot a bordo della sua Pilar, o dell’Hemingway antitedesco...
ma l’Hemingway scrittore?... di quello che alla Finca Vigia o  alla Closerie si ostinava a battere a macchina stando in piedi?...
di quello che scolpiva sulla carta una prosa spesso così straordinaria e i dialoghi ineguagliabili per Le nevi del Kilimangiaro?...
e di quello di Fiesta o di Morte nel pomeriggio , il mio romanzo che all’epoca venne stroncato dalla critica marxista?.....
e di quello criticato perché non voleva considerare la letteratura come presa di posizione politica?... cose ne sapete voi?........
sparito, ingollato... e diventato a mia volta un personaggio, come quelli dei miei romanzi, come un Santiago del Vecchio e il mare...
e di me ora ferito ora irascibile, alle prese con la mia fragilità e aggredito dalle paure economiche e dalla cupa depressione....

di me, di  questo, cosa ne sapete, voi?... forse sapere che mi ubriacavo all'Harry's bar di Venezia vi ha cambiato la vita?...
e allora?... perché volete conoscere di me solo la mia vita?... leggetevi i miei libri, leggetevi Verdi colline d'Africa....
leggete meno cazzate, e leggete qualche libro in più... non servirà a me, a a voi stessi...sarà utile alla vostra vita, alla vostra vita...
se la mattina del 2 luglio 1961 decisi di smetterla di puntare il fucile contro gli elefanti d'Africa, fu perché ero stanco, stanco...
perché, guardate, morire è una cosa molto semplice... ho guardato la morte e lo so davvero... la cosa più facile che abbia mai fatto...
meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse...
perché è bene che lo sappiate, in quest'epoca di santi e santoni, che il bello è che i vecchi non diventano saggi, diventano attenti...
la vita di ogni uomo finisce nello stesso modo, sono i dettagli di come ha vissuto e come è morto che distingue un uomo da un altro...
e oggi è un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi...

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