sabato 29 dicembre 2012

nella bottega dei sogni persi


oltre la porta,
prima di tutto







E' vero, c'è un momento in cui ti pare sia finito il tuo viaggio, hai messo tutto a posto...
stasera vi porto con me in una bottega che c'era fino a qualche anno fa, la bottega dei sogni persi... persi per sempre...
fino a un paio d'anni fa, Claudio teneva aperta una bottega di vecchi libri, tu entravi lì dentro, e uscivi dal mondo...
era una di quelle botteghe con gli scaffali fuori tempo, rimediati e tirati su a fil di ferro... c'era polvere e un gran casino...
c'erano i libri, però... messi in un ordine che sono Claudio conosceva, ma quella babilonia aveva un suo fascino, ecco...



 

potevi trovare una vecchia edizione di Guerra e Pace accanto a una pila di giornali pornografici e subito dopo Dylan Dog...
negli ultimi tempi ci ritrovavamo, sempre gli stessi, più a imparare la nostalgia che a comprare qualche libro...
sapere che quel matto d'un anarchico di Claudio avrebbe tirato giù la serranda per sempre era un po' come morire...
in quella bottega dei libri e dei sogni mai persi, abbiamo imparato a non perderci, a parlarci col fiato di sigarette in bocca...
c'era l'autista volontario di ambulanze, con la fissa per i numeri uno dei fumetti, che arrivava sempre dopo le sei di sera...
c'era la signora del primo piano che stava sempre affacciata con i seni in mostra, e Claudio che tirava giù battute dure...



 


c'era il muratore che arrivava di sabato mattina, che ritirava una busta con un film hard, pagava e andava non si sa dove...
c'era una tenda, oltre la quale ci stavano, buttati a caso, migliaia di libri, lì dentro c'era l'odore delle cose perdute, per dire...
Claudio era sempre contro... contro il governo, la polizia, la moglie, i muri, il vento... bastian contrario senza speranza...
teneva accanto a se sempre una bottiglia di birra Moretti.... qualche sera andava via di testa, ed erano cazzi amari...
cazzi amari per chi gli capitava sotto tiro, ecco... Claudio vendeva libri usati, ma, per venderli appunto, li comprava anche...
in certe sere era una cosa impossibile, il vecchio Claudio: se andavi a rifilargli qualcosa che non vedeva bene, ti massacrava...
è capitato spesso... vedere arrivare qualcuno con due o tre bustate di libri e altro... Ho queste cose da vendere, diceva il tipo...



 

Claudio, ingollava un sorso di Moretti, apriva le buste, tirava su quel che c'era, e diventava una scena da film comico...
partiamo col dire che, quella sera, in quel momento non avrebbe comprato nemmeno la Gioconda a prezzo da saldo cinese...
poi, se putacaso tirava su cose tipo Moccia e compagnia, iniziava a scrollare la testa e a dire Nonnonnnonnno, niente niente...
era terribile Claudio, diceva: Queste puttanate non vanno... e il tipo: E' roba nuova, perfetta... Sono cazzate, nuove maialate, faceva lui...
il tipo allora alzava la testa, guardava gli astanti, si vergognava come un ladro, riannodava i manici delle buste e girava il culo...
ecco, quello, poteva diventare un argomento da passarci una serata: si iniziava da lì e poi si finiva parlando di Fausto Coppi...
c'era un venditore porta a porta di libri: vendeva i libri meravigliosi di Franco Maria Ricci, quando Ricci faceva l'editore...


Uno dei capolavori di Franco Maria Ricci
I libri di Franco Maria Ricci, per chi non lo sa, erano qualcosa di sublime: una magia, davvero... tiratura limitata costavano un occhio
se vi capita di trovarli, non quelli che oggi pubblicano a nome suo, altre cose, altro mondo... quelli fino a 8 o 9 anni fa, intendo...
i suoi libri erano delle opere d'arte: una meraviglia per gli occhi e per l'anima: foto appiccicate lì a mano: foto vere, ecco...
nelle sue opere d'arte, Franco Maria Ricci, ha mostrato tutto: i nostri tesori nascosti o i particolari di dipinti o dimore di prestigio...
e se riuscite a trovare in qualche bancarella i primi numeri della sua rivista FMR, acquistateli subito, me ne sarete grati, giuro...
Ascanio, venditore di libri di Franco Maria Ricci porta a porta, viveva giorno e notte dentro una camicia con cravatta inclusa...
dovete capire che un libro di Ricci costava, allora, quasi 500mila lire, un sacco di quattrini: non poteva andarci in jeans, l'Ascanio...
cosa aveva fatto?... aveva tirato giù una lista di potenziali acquirenti: gente coi soldi, solo quella: orafi, impresari funebri eccetera...
insomma, Ascanio aveva tirato giù una lista di gente arricchita, in qualche caso anche in un batter d'occhio, persone spesso sceme...
la gente arricchita, e scema, la vedi subito: è il tipo che mentre sei in fila in banca, entra, ti passa avanti e va a dar la mano al direttore
la gente arricchita, scema, entra con le maniche tirate su anche con 20 gradi sottozero... deve mostrare il nuovo Rolex, perdio...
la gente arricchita, e scema, veste in maniera pacchiana: ha speso miliardi per un giubbotto, ma puzza ancora di imbecille, ecco...
la gente arricchita, scema, arriva con il mercedes nuovo e tirato lucido... parcheggia in terza fila, scende e tira giù un paio di rutti...
ecco, Ascanio aveva tirato giù una lista di gente così: arricchita, scema, megalomane... che dei libri ancora non era a conoscenza...
ve l'ho detto: i libri di Franco Maria Ricci sono capolavori, bellissimi: hanno un bell'occhio, voglio dire, attirano, ecco...

 
ora, se tu a un arricchito, scemo, megalomane, fai vedere un libro, come libro non te lo compra di sicuro... cazzo ne fa?...
ma, se tu sei intelligente come Ascanio, a un arricchito scemo, gli vendi quel che vuoi: devi fargli vedere un libro come un oggetto prezioso
Ecco, veda, dottor Ranocchio, la seta nera delle copertine si accosta a meraviglia con le tende color oro della sua megasala...
a quel punto, Ascanio teneva per i coglioni l'arricchito, scemo, e gli vendeva l'opera completa per qualche decina di milioni di lire...


Zagor e Cico
cugina, cazzo!
insomma, 'sta faccenda non s'è ancora risolta... c'ho messo l'anima, ma ancora niente da fare: giuro, alla fine lo bacio io, cristo!
da Claudio, le riviste porno stavano in bella mostra: tu entravi, e la prima cosa dove ti cascava l'occhio era un uccello o che...

Tirano, diceva Claudio... le riviste porno andavano bene, allora... oggi forse andrebbero meno: quelle cose le vedi a Striscia la notizia...
la sera del 29 dicembre, ultimo giorno di apertura di quella mitica bottega dei sogni persi, c'eravamo tutti: come partisse una nave...
eravamo tutti lì, un freddo becco, con un magone sullo stomaco che, porca puttana, ci stava facendo crepare, per davvero...





Rolando cominciò a frignare già alle sei... camadonna, camadonna, Claudio ripensaci, coddio, coddio, non ci lasciare, cazzo!...
l'Innocenti stava con le braccia incrociate e con due lacrimoni che nemmeno fosse morta sua madre, testa sul petto...
il Fringuello, Giulio, fumava come un turco e ripassava a memoria tutte le sere che aveva vissuto in quella penombra della bottega...
Adelmo sfogliava una rivista dove un negro stava... e intanto tirava su col naso, alzava lo sguardo e diceva: Chiudi alle sette e mezza?
Ascanio, dentro la sua camicia con cravatta, manifestava segni di disappunto: tirava cazzotti contro la parete con i Tex e Zagor...
Paco, succhiava coca cola da una cannuccia storta... e masticava cannuccia e parole tipo: 'Ndo si va da domani? 'ndo si va?...



Luigi, che conosceva a memoria tutti i numeri del Comandante Mark, stava sulla soglia, le mani in tasca a toccarsi i coglioni...
Subbuteo, austista di ambulanze, tirava calci a un pallone immaginario, intanto che raccontava le gesta di Roberto Baggio...
Nicola, ventidue anni appena compiuti, sedeva su una cassetta della frutta dove c'era stati messi alcuni libri di giardinaggio...
Claudio beveva birra Moretti e ce l'aveva con Dio e la falsa democrazia, con questa Italia del cazzo e con la Panda 4x4....

eravamo tutti lì, la sera del 29 dicembre, quando alle sette e mezza, si spensero le luci da 30 watt e si tirò giù la serranda, per sempre...
per qualcuno chiuse una bottega del cazzo, per qualcun altro finalmente quello stronzo ubriaco s'era cavato dai coglioni...



Ci fu chi rise forte, chi ne fu felice, e chi fece il gesto dell'ombrello per mandare affanculo quella serranda chiusa...
per noi, vecchi ragazzi della bottega dei sogni persi, quella sera chiusero le porte di un posto incantato, una terra di nessuno...
una terra di nessuno, ma terra nostra... un posto che poi ti rimane dentro.. per sempre .. come succede ai posti più cari dell'anima...


Claudio attaccò alla serranda un biglietto, un niente scritto a penna: Bottega chiusa del tutto... ma grazie a tutti per sempre...



il mio amico Luigi

senza la memoria
la vita è come un libro
che si sfoglia a caso





Mi resta solo un po' di nostalgia di tutto quel che ho perso: le cose buone e le persone care...
ci sono persone che hanno vissuto la loro vita, i loro drammi, e le loro storie... molte di queste erano più fragili di altre...
spesso i conti li facciamo con noi stessi... li facciamo da soli, magari di notte, magari al buio... sono i momenti della verità...


Nessuna colpa può essere addossata a chi vive la propria vita inseguendo amore e sogni... nessuna colpa, perché questa è la vita...
potremmo parlare di mille persone, mille uomini... io, preferisco l'individuo alla massa... e stasera parlo di un uomo.. un uomo solo...
una camera non di lusso...mobile a cassettoni e poi uno specchio, due sedie, un letto e una vecchia scrivania....
lui ha la bocca impastata...è agitato e stanco, telefona a Valeria, la ragazza che doveva dargli un figlio, un figlio che non è arrivato...




Valeria è la sua ragazza segreta... la sua donna della vita... stava per dargli un figlio, prima di essere investita da un’auto e abortire...
lui le parla del loro futuro: un casolare per andarci a vivere... parlano del figlio perso, ma sono giovani, e ci riproveranno...
da giovani è diverso, hai voglia quanta ce n'è di vita... quanti anni da poter condividere, quanta vita da vivere assieme, lui e lei...
nemmeno due ore prima aveva avuto una delusione, grande, enorme... ma forse era solo un'altra, da sommare a tante altre...
s'era addormentato sul sofà del foyer del casinò... lo svegliano, c'è una cena: l'altra sua donna, Jolanda, sale con lui in auto...


 

la sua guida è folle... per poco non ammazza un suo amico... porta Jolanda al ristorante, ma lui non ci sta: torna in albergo...
sì, la serata era stata un vero disastro... proprio l'ultima goccia arrivata a cadere in un vaso già un po' troppo pieno...
la sua camera è la più lontana dalla hall, con affaccio su via Fratelli Asquasciati... l'orologio messo sopra la scrivania segna l'una...
è una notte italiana... una di quelle di fine gennaio che già ti fanno pensare ai bei giorni di primavera che poi verranno...


Tante cose lo hanno deluso nella vita... la sua infanzia di figlio illegittimo, la sua tristezza di ragazzo, il vino venduto sfuso in via Rimassa...
tante cose lo hanno deluso nella vita... e ora ricorda il suo primo amore di ragazzo, Rossana, la bella bambina dagli occhi dolci...
ricorda le rose che le prime regalò e un biglietto in cui le diceva: A te, che come le più belle cose sei nata in primavera...
ricorda la sua prima band, la mitica Jelly Roll Morton Boys Jazz Band... un clarino che lui suona, e un banjo suonato da Bruno...
ricorda l'altra band: I diavoli del rock, con Gino, Fabrizio e altri amici del tempo... al ritmo di papparapapparapà felici – bum!...
ricorda gli amici degli anni venuti dopo: la maestria di Giampiero, la tournée in germania con Giorgio, Adriano e nessun soldo...
ricorda Stefania, una bella ragazza che piaceva anche a Gino... i due amici si separano per un po', per via di Stefania...
e Valeria, ventiduenne, studentessa universitaria a Roma... il suo amore... di quegli amori che tieni per te, e non dici niente a nessuno...
ricorda le prime gioie della sua arte... le donne che ha amato in segreto, lontano dagli occhi del mondo... amori suoi, per sempre...
con i soldi in tasca, in queli anni, in certi ambienti, ti viene di provare qualcosa di nuovo... lui prova lo sballo: Lsd e mescalina...
ricorda il suo primo incontro con Jolanda, nata in Egitto e cresciuta a Parigi... è subito un fiume di emozioni, un amore nuovo...
vive con Jolanda, intanto che aspetta un figlio da Valeria... la situazione non è semplice, la vita non è mai, mai davvero...



poi Valeria perde il figlio, e lui le scrive: Perdonami, perdonami, se puoi... Sono solo un uomo, e non tra i migliori....
in quei giorni si sente un uomo distrutto... finito...  le scrive: perdona i miei difetti, sono una nullità, mentre tu sei pulita....
le scrive ancora: Mi sento sull’orlo di un baratro... Come ho potuto arrivarci!... Perdona la storia con Jolanda e tutto il resto...
Luigi le scrive ancora: Potrai perdonarmi amore mio?...
Luigi le scrive ancora: avremo i giorni e le notti tutte per noi, potremo parlare, prendere il sole, fare l’amore, riscoprire il senso della vita
Jolanda ritorna dal ristorante: sono poco più delle due di notte: è il 27 gennaio del 1967: siamo a San Remo, in Liguria...
Jolanda arriva alla camera 219: la porta è socchiusa... c'è silenzio in quei corridoi della notte... c'è un fottutissimo silenzio...
la porta è socchiusa... la luce accesa... Jolanda entra, chiama... silenzio...
Luigi è là, sdraiato a terra, immobile... vestito con l’abito scuro e una camicia bianca un po’ aperta... Jolanda caccia un urlo...
Jolanda non capisce... non capisce cosa possa essere successo....
arriva Lucio Dalla... Jolanda, Dalida, tiene Luigi abbracciato, sollevandolo per il busto... Jolanda si alza in piedi.... è terribile...
il suo vestito è imbrattato di sangue... scappa dalla stanza, nel corridoio, e gridando in quel silenzio delle due e passa del mattino...
Lucio Dalla singhiozza seduto su una sedia dell’atrio, vestito soltanto con un pellicciotto sulle spalle....
la notizia della morte di Luigi si diffonde.... la hall del Savoy si riempie di una gran folla... Dalida urla: Assassini! Assassini!.....
Dalida consegna al commissario il biglietto che ha trovato sul tavolino della stanza di Luigi.......


      


       
Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita....
...Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro).......
...ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale....
...e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno....
Ciao. Luigi.


 



Sulla sua morte se ne sono dette tante, e io non dico niente.... a me bastano le sue canzoni, e un suo ricordo, stasera...
La notte che presero il vino e ci lavarono la strada. Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?.......


E ricordate, senza la memoria accade che la vita è come un libro che si sfoglia a caso.

il mio amico Ernest

al di là dal fiume
e tra gli alberi




E' facilissimo reagire con freddezza alle cose durante il giorno, ma di notte è tutto un altro discorso......
Per Parigi non ci sarà mai fine e i ricordi di chi ci ha vissuto differiscono tutti gli uni dagli altri... ognuno il proprio angolo di cielo...
Si finiva sempre per tornarci, a Parigi, chiunque fossimo, comunque essa fosse cambiata o quali fossero le difficoltà per raggiungerla...
Parigi ne valeva sempre la pena e qualsiasi dono tu le portassi ne ricevevi sempre qualcosa in cambio... un angolo di cielo, per dire...

Ma questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto poveri e molto felici... quando la vita era ancora da cominciare...
Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passerai il resto della tua vita, essa ti accompagnerà, sempre...
come la piccola Place de la Contrescarpe, quasi all’angolo con rue Cardinal-Lemoine, dove abitavo negli anni di vino e cognac...
Non c’era nessun altro angolo di Parigi che amasse come questo, gli alberi scomposti, le vecchie case bianche dipinte in basso di scuro
il verde degli autobus nella piazza rotonda, la tintura porpora dei fiori sul marciapiede, la gente che passava guardandoti in faccia
l’improvvisa discesa di rue Cardinale-Lemoine verso il fiume e dall’altro lato lo stretto mondo affollato di rue Mouffetard... essì...

in rue Descartes dove  Paul Verlaine era morto, dove al piano terra c’è un piccolo ristorante ombreggiato da una tenda rossa...
o verso i giardini del Luxembourg, dove ti eri ormai abituato alla vista degli alberi nudi contro il cielo, in quegli inverni di neve e gelo...
dove camminavi sulla ghiaia appena lavata dei sentieri verso il giardino del Luxembourg nel vento chiaro e pungente di quel gennaio...
o nei pomeriggi autunnali, guardando il gioco delle bocce e il cader delle foglie, in una Parigi che cambiava nelle stagioni...
in una Parigi che cambiava nelle stagioni con il colore dei suoi alberi... non lontano da rue Vaugirard dove viveva Scott Fitzgerald...
o le serate alla Brasserie Lipp su Boulevard Saint-Germain, un tripudio di decorazioni liberty, specchi e mosaici della Closerie des Lilas
ricordo, che era caldo d’inverno e in primavera e in autunno era bello sedere fuori al tavolo all’ombra degli alberi, a bere e fumare...



 

o fare un salto alla libreria di Sylvia Beach. la Shakespeare and Company, in quella strada fredda e spazzata dal vento...
la libreria di Sylvia era un posto caldo, allegro con una grossa stufa durante l’inverno, tavoli e scaffali di libri, libri nuovi in vetrina...
e alla libreria di Sylvia, sulle pareti le fotografie di scrittori famosi, morti e viventi, le fotografie sembravano tutte istantanee...
adesso, la libreria di Sylvia non è più in rue de l’Odéon, è stata spostata, di poco, ma è stata spostata, là, lungo la Senna...
con la vetrina che rispecchia il profilo di Notre Dame, ma vi si respira la stessa atmosfera insieme dell’odore delle vecchie pagine....

se ci fai un salto, alla libreria di Sylvia, ci trovi ancora le stesse vecchie foto, e pareti di vita e il legno incurvato sotto il peso dei libri....
La Rive Droite mi vide negli ultimi anni frequentare ristoranti eleganti, lontano dai tempi in cui non avevo denaro per pagare il conto...
come accadde in gioventù, che non avevo i soldi necessari per pagare il conto della cena di Natale al Café de la Paix...
oltre il ramo della Senna c’era l’Ile Saint-Louis e le sue vecchie, alte, bellissime case... la gente che si metteva il cappello e donne...
l’isola finiva a punta come la prora aguzza di una nave, come il praho di una nave pirata... lungo il fiume non mi sentivo mai solo....
certo, per tanti di voi io sono solo quello che ha scritto Addio alle armi o Per chi suona la campana... ma forse non mi conoscete...
io solo l'uomo del destino, quello che ha giocato con il destino, e che, per certi versi, il destino lo ha affrontato a muso duro...
ancora oggi se entrate alla Closerie des Lilas per chiedere dov’era solito sedere Ernest Hemingway, ve lo diranno di certo...
vivono di questo certi posti... del passaggio o del posto dove ha posato il culo qualcuno che allora era scomodo, ora non più...
ma vi diranno anche che là c'era James Joyce, e accanto Scott Fitzgerald e Dos Passos, Gertrude Stein e Crystal Tzara.....


vi diranno di Hemingway il beone, lo spaccone, il macho... Hemingway sempre pronto a tirare di box o a inventarsi un cocktail
vi diranno dei miei flirt, da Marlene Dietrich a Jane Mason, giovane, bella  e bionda miliardaria incontrata in Africa.......
vi diranno della nobildonna veneziana che gli aveva ispirato Di qua dal fiume e tra gli alberi, o di quello che faceva battute sugli ebrei...
vi diranno di quello che sosteneva di aver dato la caccia agli u-boot a bordo della sua Pilar, o dell’Hemingway antitedesco...
ma l’Hemingway scrittore?... di quello che alla Finca Vigia o  alla Closerie si ostinava a battere a macchina stando in piedi?...
di quello che scolpiva sulla carta una prosa spesso così straordinaria e i dialoghi ineguagliabili per Le nevi del Kilimangiaro?...
e di quello di Fiesta o di Morte nel pomeriggio , il mio romanzo che all’epoca venne stroncato dalla critica marxista?.....
e di quello criticato perché non voleva considerare la letteratura come presa di posizione politica?... cose ne sapete voi?........
sparito, ingollato... e diventato a mia volta un personaggio, come quelli dei miei romanzi, come un Santiago del Vecchio e il mare...
e di me ora ferito ora irascibile, alle prese con la mia fragilità e aggredito dalle paure economiche e dalla cupa depressione....

di me, di  questo, cosa ne sapete, voi?... forse sapere che mi ubriacavo all'Harry's bar di Venezia vi ha cambiato la vita?...
e allora?... perché volete conoscere di me solo la mia vita?... leggetevi i miei libri, leggetevi Verdi colline d'Africa....
leggete meno cazzate, e leggete qualche libro in più... non servirà a me, a a voi stessi...sarà utile alla vostra vita, alla vostra vita...
se la mattina del 2 luglio 1961 decisi di smetterla di puntare il fucile contro gli elefanti d'Africa, fu perché ero stanco, stanco...
perché, guardate, morire è una cosa molto semplice... ho guardato la morte e lo so davvero... la cosa più facile che abbia mai fatto...
meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse...
perché è bene che lo sappiate, in quest'epoca di santi e santoni, che il bello è che i vecchi non diventano saggi, diventano attenti...
la vita di ogni uomo finisce nello stesso modo, sono i dettagli di come ha vissuto e come è morto che distingue un uomo da un altro...
e oggi è un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi...

è viva l'Italia?

la meschinità dei politici






Questo pesante fardello di schiette virtù, ho paura, mi sarà messo a carico piuttosto che a credito...
se non fosse che allo Stato italiano avremmo da chiedere molte cose, tipo mettere in mano alla gente tutti i nostri politici...
se non fosse che allo Stato italiano avremmo da chiedere fino a quando dovremo continuare a farci fottere da 'sta banda di ladri...
allo Stato italiano avremmo da chiedere di liberarci, di farci sentire uomini del mondo, ma non più, non più di questa assurda Italia...
perchè siamo stufi marci, io e un mio amico, e tutti quanti di sentire storie quotidiane di farabutti di Stato, di vigliacchi stratripponi...
perché siamo stufi marci di tutti 'sti ladrocinii di questi farabutti, di tutta questa meschinità che ci tocca ingoiare ogni santo giorno...
perché siamo stufi marci di non poter più avere un futuro, una dignità di uomini, di vedere i nostri figli stanchi delle nostre idee...
stufi marci di veder pagare l'imu a gente nei ricoveri e la Chiesa, arrogante, si ostina a non pagare in nome di un Dio che non conosce...
stufi marci delle colpe perpetrate e continue dei cento sindacati che in quarant'anni hanno ridotto i nostri operai a stipendi da fame...
un operaio tedesco che guadagna 2400 euro e quello italiano 1200... ma gli altri 1200 euro, dov'è che vanno a finire?...
stufi di vedervi accapigliare, sputare, ruttare, fottere pronti ad ammazzare a coltellate un compagno di partito per una cazzo di poltrona...
non c'è una scelta politica che sia fatta pensando a cosa serve al Paese... Nooo, solo quello che conviene di più al gruppo, al partito...
certo, lo fanno solo per se stessi, per il loro schifosissimo interesse personale... farebbero qualsiasi cosa, venderebbero i colleghi,  figli...
c'è solo l'egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, le puttane di regime, le orge squallide,  il potere, l'avidità più schifosa!
E voi credete ancora che contino le idee?............................................. Ma quali idee.................................
siamo stufi delle oscillazioni dell'alta finanza, dello spread, degli indici di borsa, della valanga di merda che ogni giorno ci tocca sopportare
personaggi misteriosi che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi da farci sentire legittimamente esclusi...
siamo stufi marci degli imbecilli, dei ruffiani... di gente talmente meschina che si ricicla come foglie per farne sacchi di concime...
non ci piacciono questi politici che ci ringraziano, ci amano... ci accarezzano... ci sussurrano parole dolci, smielate, i loro respiri...
ma io vorrei anche dei bacini, dei succhiotti, dei morsi sulle labbra e sul collo... per capire bene che lo sto prendendo nel culo...
tutti, da TUTTI, l'abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica...
siamo stufi marci di vedere i nostri figli con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno... le loro facce deluse dalla storia...
e ci soffriremo come cani quando sentiremo dire che la colpa è anche nostra... perché abbiamo sbagliato tutto e siamo stati fottuti...
ai nostri figli, forse, abbiamo lasciato in eredità un normale benessere, una vita che va così, alla meglio, si sopravvive, ecco...
ma non abbiamo potuto lasciare quello che abbiamo dimenticato di combattere e quello che abbiamo dimenticato di sognare...
abbiamo perso tutto davvero?... Nooooo... non credo... se questa è la nostra realtà, guardarla in faccia non può far male a nessuno...
basta non farsi prendere dalla stupidità dello sconforto...è la non consapevolezza che crea malesseri nascosti e uccide per delega...
se un uomo conosce con chiarezza il suo male, lo ha bene inquadrato, qualsiasi esso sia, ha anche la forza per combatterlo...
bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo...
magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dalle insofferenza comuni, dal nostro rifiuto, dalle nostre dannazioni...
ritrovare il nostro coraggio, la nostra forza di un tempo e ripartire insieme: Perché un uomo solo che grida un NO, è un pazzo...
però, tanta gente, milioni di uomini che gridano lo stesso NO, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo...
prendi una decisione coraggiosa, e dedica anima e corpo al successo della tua vita...

venerdì 7 dicembre 2012

come due Forrest Gump

mancava solo la scatola di cioccolatini





L'sms di Adelmo non ammetteva interpretazioni: Gabry, ti aspetto da Riccardo, mezzogiorno va bene? se puoi, grazie...
ce l'aveva messe tutte: orario, luogo e anche, come nel suo modo di fare, la possibilità che io non potessi andare...
Adelmo è un mio vecchio amico, ha passato con noi della vecchia band nottate intere da Riccardo, fino a tirar mattina...
Adelmo era appassionato di noi quattro... le donne non se lo filavano, e lui faceva finta di niente, poi ci soffriva come un cane
di Adelmo vi ho già detto tante cose in passato... è un ragazzo che vale cento altri di noi, e vive la sua vita come viene
se fosse una macchina, si potrebbe dire che Adelmo consuma poco: beve solo gassosa, fuma tanto ma non rompe le palle
Adelmo lavora al parco grande, dove raccoglie tutte le cartacce che noi ci scordiamo di portare via o di buttare...
l'ultima volta l'ho visto un paio di settimane fa, lo andai a cercare dove lavora: ai giardini del parco grande, alle mura...
Adelmo stava là, nella sua tuta fosforescente... intorno a una panchina, come uno a cui gli si è fermata la macchina..
 

stava là, come stesse guardando i pneumatici e tutto... quando mi vide il suo faccione si illuminò: O te che ci
fai?...
tutte le volte che m'incontra mi abbraccia come fossi la sua donna del cuore... ha due mani grandi come due pale...
fece: Ma 'n ti si vede più!... gli dissi che ora stavo per un po' su, in collina: Sto diventando un po' cinghiale anch'io...
ci si mise a sedere su quella panchina, io e lui, come fosse una macchina guasta: uno da una parte e uno dall'altra...
in mezzo, alla panchina, il vuoto, come se si aspettasse l'arrivo di qualcuno che doveva stare tra di noi, cose così...
a ripensarci, si sembrava due Forrest Gump, su quella panchina... ci manca solo una bella scatola di cioccolatini...
Come ti va la vita?, mi fece... La vita va, dissi, va anche troppo, Adelmo, sono io che oramai non le sto più dietro...
gli dissi che era stato Ultimo a dirmi che l'avevano, per dire, promosso e spedito ai giardini del parco grande...
lui disse: Non mi hanno promosso, l'ho scelto io... mi si fece più vicino: E' che, qui, gira tanta più figa, mi disse...


Adelmo c'ha 'sta cosa: non essere mai riuscito a baciare una ragazza... e speravo che l'sms fosse portatore di buone notizie...
a mezzogiorno sono da Riccardo: Ragazzo!, mi fa, appena mi vede... in certi posti, chissà perché, non s'invecchia mai...
gli do una pacca sulle spalle: Riccardo sopporterebbe una pacca anche di Tyson, per dire... è una montagna innevata...
saluto sua moglie Teresa che mi fa occhiolino dalla cucina: Teresa mi fa occhiolino da trent'anni... lo fa con tutti, credo...
sento odore di ragù... dico: Cosa mi ha preparato la mia Teresina bella?... e lei: Per te c'avrei una cosa, ma non posso dire...
si va avanti così per qualche minuto... battute, cazzate, poi dico: Ma anche per mangiare, chi fuma, va in gabbia?...
la gabbia, in realtà è una specie di stanzetta a parte, separata da vetri, dove chi fuma viene segregato e additato dai più...

vado in gabbia, Riccardo mi viene dietro: Che ci fai da 'ste parti?, mi fa... Guarda che vivo su questa terra, eh!, dico...
chi è abituato a vederti spesso e poi ti vedo una volta ogni tanto, va subito a pensare che o stai in galera o sulla luna...
Hai mica visto Adelmo?, faccio... Riccardo dice di no, mentre con lo sguardo segue l'incedere di una ragazza là fuori...
Riccardo fa sempre così: addocchia una tipa, non la perde di vista nemmeno un attimo, si passa una mano sui coglioni
le fa la radiografia, osso dopo osso, la mano la sposta sui capelli come dovesse mettere su del gel, poi sospira forte...
"Mi sono innamorato di te perché non avevo altro da fare"... si sente, intanto, dall'impianto stereo del locale di Riccardo...
Teresa arriva con un piatto di tagliatelle al ragù, tagliatelle fatte da lei, ecco... Arrivi tu e questo sparisci dal bancone, fa...
Riccardo dice: Portagli del vino, Tere'... quello che sta sotto al bancone... quello che viene da Montepulciano, capito?
L'altro da dove viene?, dico... Riccardo s'è già perso dietro un'altra tipa là fuori: bionda, con un cane al guinzaglio...


poi fa: Tere'! porta un piatto anche per me... Ma tu non lavori?, faccio... Ho preso Manuela apposta, così ora riposo...
insomma, facciamo fuori 'ste tagliatelle e il vino, quello che viene da Montepulciano... Sta arrivando un po' di gente...
Crisi o non crisi tu lavori sempre, vedo, dico io... Seeee, fa lui, è solo perchè faccio troppo roba buona a prezzo cinese...
E ci stai con le spese?, dico... Non si guadagna più un cazzo, fa lui, ma cosa vuoi che mi metta a fare a sessant'anni?, dice
non s'è tolto nemmeno la tuta fosforescente... eccolo, lo vedo che scende dalla macchina, Adelmo, sta per entrare quando...
tac, gli scatta l'allarme... allora torna indietro, lavora sul telecomando tenendo il braccio teso come dovesse sparare...
Saranno tre mesi che c'ha 'sto problema, fa Riccardo... l'allarme è tenace, ma alla fine la spunta il grande Adelmo...
Scusa, mi fa, ma la macchina mi s'era fermata, cazzo, in mezzo alla strada, cazzo, e poi è ripartita, cazzo, ma cazzo, insomma...
Hai mangiato, Adelmo?, fa Riccardo... Adelmo scute la testa, come un ragazzino... Tere', un piatto per Adelmo, fa lui...


fa prima a ingollarli che Teresa a portarli... tre forchettate, una pioggia di ragù a zonzo, e la fatica di Teresa è scomparsa...
Ti si è imbiancata la barba ancora di più, fa, pulendosi la faccia e le mani con un tovagliolo che, poi, ti faceva pena...
mi hai fatto venire quaggù per farmi un sacco di complimenti, o cosa?, dico... Riccardo torna da noi con vino e gassosa...
c'ho da chiederti una cosa, mi fa... poi guarda Riccardo di traverso... Riccardo mi guarda, si alza e va al bancone...
Ti vedi ancora con Nicoletta?, dico, intanto... Q-q-quella non la da'... non bacia nemmeno, sta sempre sull'attenti, fa lui...
poi, mi si avvicina, guarda verso il locale per vedere se qualche agente segreto, ben segreto, fosse lì in ascolto...
Domani sera viene Roberta a casa mia, mi fa, sottovoce.... A casa tua?, dico, E i tuoi?... Sono andati a Grosseto, mi fa...
ora che ci penso, era meglio se la raccontavo domenica 'sta cosa, non vorrei che qualcuno, ficcanaso, li avvertisse...
ormai è andata, vorrà dire che passerò sabato sera lì, come piantone, davanti alla casa di Adelmo, metti, putacaso che...
 
mi chiede cosa si fa, da soli, tutta la sera, dopocena, in una casa, con una donna... la domanda è semplice, la risposta meno...
voglio dire, le cose accadono senza bisogno di tanti programmi, se devono accadere... lo guardo e gli sorrido appena...
un po' come chiedere a una persona che conosce il pianoforte: Domani farò un concerto, me lo insegni a suonare?...
la persona che conosce il pianoforte può darti una sola risposta: Questi tasti vanno da do a si, nel mezzo puoi farci di tutto...
Adelmo si mette le dita nel naso, sembra un ragazzino... è di una tenerezza che sa farti un male dannato allo stomaco...
ho cercato di dargli qualche idea, ma mi viene più semplice spiegare la ricetta delle penne all'amatriciana, ecco...
di far sì che almeno un fottutissimo bacio potesse uscirne fuori, sabato sera, ma non so...
trent'anni fa, quando si suonava da Riccardo, lui stava sempre lì ad aspettarci a tirare poi fino a mattina...
tutti stavano lì a pomiciare sulle note di Yesterday, e lui che stava lì incantato a vederci suonare, con la sua gassosa in mano...



giovedì 6 dicembre 2012

l'isola di wight

è per noi l'isola di chi
ha negli occhi il blu della gioventù




Sono davvero contento che nessuna sedia sia vuota, qui, davanti al camino...
stasera vorrei dipingere ad acquerello... "farvi" vedere un'epoca, e un poco anche raccontarvela...
farvi sognare... e immaginare che certi sogni sono già avvenuti, e oggi potremmo chiamarli speranze... ma iniziamo dal principio...
un giudizio su cose o persone, una valutazione, si da, spesso, in base al luogo dove incontriamo queste cose o persone...
faccio un esempio: se voi vedete un cumulo di mattoni in un cantiere, voi nemmeno lo considerate: è esattamente quello che vedete...
vabbè, spostiamo quel cumulo di mattoni da un'altra parte, lo prendiamo da quel cantiere e lo portiamo via di là così com'è...
e, senza spostarne nemmeno uno, lo portiamo in una delle sale grandi del museo d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze...
quello che vedete ora è lo stesso cumulo di mattoni, con tanto di targhetta e titolo: Casa ai tempi del governo Monti... che pensate?
che, quella cosa là, è un'opera d'arte... magari assurda, magari deliberatamente satirica, ma comunque sia è un'opera d'arte...
visto?. è bastato spostare un semplice cumulo di mattoni da un cantiere a una sala di un museo per farvi cambiare giudizio...
mia figlia, mi ha raccontato un fatto a sua volta narratole da una sua professoressa d'università, ed è un altro bell'esempio...
la professoressa, legge a un gruppetto di studenti alcune belle frasi: poesia pura, ecco... all'apparenza, poesia pura e netta...


 


poi chiede ai ragazzi: Di chi sono queste belle parole? di quale poeta o scrittore? e voi, cosa ne deducete, da queste frasi?...
i ragazzi hanno iniziato a dire di tutto: Whitman, Hesse inedito, Pascoli e via dicendo... si stavano incazzando tra di loro, ecco...
la professoressa li stava a sentire ridacchiando sotto i baffi - i baffi non credo ce li abbia, ma 'ste frasi fatte ce li han messi dentro, ecco...
perché ride, la professoressa?... per l'acutezza di certi concetti? per aver sentito il nome del poeta in questione? oppure per altro...
vabbè, li lascia sfogare per una ventina di minuti... poi, apre la borsetta... mette dentro una mano, la destra, e tira fuori una cosa...
'sta cosa la prende tra le dita, pollice e indice, mano destra... è una piccola bustina di tè, di colore giallo ocra, bellissima, per dire...
direte: vabbè, e allora?... forse voleva dire che era giunta l'ora del tè?... No, non aveva voglia di nessun tè, la professoressa...


 


i ragazzi piano piano fanno silenzio... anche l'ultimo, il più infervorato, si ferma a metà: Cristo!, è di sicuro qualcosa di John Koethe o...
la professoressa chiama 'sto ragazzo alla cattedra... gli passa la bustina del tè, e gli dice di leggere ad alta voce le frasi scritte sopra
le frasi sono le stesse che lei ha letto mezz'ora prima: precise: quelle... la descrizione di quel tipo di tè da parte di un pubblicitario...
ecco, poche frasi, magari smielate, o anche messe lì con la sola e unica intenzione di far sentire dentro quel tè anche ciò che non c'è...
se quelle frasi le leggete nella vostra cucina, saranno solo parole che descrivono un prodotto, in un'aula diventano frasi di un poeta...
l'ho presa larga, troppo, per dire che ogni cosa o ogni persona assume un ruolo a seconda del luogo dove noi la incontriamo...



stasera mi sono preparato delle bustine di tè anch'io, per dire... così posso arrivare al nocciolo della questione, direttamente...
stasera, vorrei fare un ritratto ad acquerello di un'epoca... lo vorrei fare come se fossimo assieme, davanti a un caminetto...
con in mano i nostri fottuti ricordi di quando eravamo altra cosa, una bottiglia di vino, e musica per le nostre anime invecchiate...
accadde una vita fa, 'sta cosa... quell'isola non sarebbe stata mai più la stessa... sarebbe diventata storia e leggenda della musica...
da Portsmouth li potevi vedere, in quello scorcio d'estate di una vita fa... erano giovani, belli e pieni di vita... una vita fa, più o meno...


dovevi vederli viaggiare sui treni dalle locomotive gialle, e sorridere come lo fa solo il sole in un mattino di primavera...
si erano portati dietro cappelli, casacche, tende da campeggio, chitarre e qualche bongo... pelle di tamburo, per le notti...
venivano da Southampton e Portsmouth... avevano riviste in mano e sigarette da fumare... a vederli ti saresti messo dietro loro...
saltavano su sopra battelli bianchi e neri... loro, così vivi, colorati e con nell'anima una barca di sogni e di grandi speranze...


era l'anno dell'uomo sulla luna, della strage di Charles Manson, del primo volo del Concorde, di Pompidou in Francia...
era l'anno di Gheddafi in Libia e Hi Chi Min in Vietnam... ma anche di Easy Rider, di Woodstock e dell’Altamont Free Concert...
era l'anno in cui i Beatles decisero di dividere le loro strade... era l'anno di Let it Be e di Abbey Road... era la fine di un'epoca
c'erano i Rolling Stones, i Led Zeppellin, Bob Dylan e Pink Floyd a segnare tappe memorabili della storia del rock, e della vita...


da quel momento, anche se nessuno, lì. allora, lo sapeva, il mondo non sarebbe mai stato più lo stesso: altre cose, altre vite...
intanto, se tu fossi stato lì, in quei giorni di fine estate di una vita fa, avresti potuto vederli tutti quei ragazzi, belli e colorati...
sorridenti, vivi... con negli occhi quel qualcosa di blu, per sempre... il lunedì seguente, qualche imbecille scrisse che loro, i ragazzi, era stati attratti da qualcosa come l'oppio dei popoli...
tutti quegli imbecilli che scrissero certe puttanate, non avevano capito un cazzo, di quei ragazzi e dei loro fottuti sogni...


 


l'oppio dei popoli è altra cosa: e si sa, ha fatto danni a tutta l'umanità... e ancora oggi serve solo a scopi ben precisi... vabbè...
eccoli, i nostri ragazzi, liberi... al di là degli anni di privazione che sarebbero venuti... liberi da tutti quei pregiudizi che prima, e poi dopo, e fino ad oggi ci stanno massacrando l'anima, e il senso di libertà...
venivano da Southampton e Portsmouth... e avresti dovuto vederli saltare giù dai battelli, come farfalle uscite da un bozzolo...


 


con i loro concetti di peace and love, pace e amore, flower power, summer of love, e tutti gli altri slogan del periodo hippie...
tende e sacchi a pelo e ragazzi sugli alberi per vedere il concerto, un furgoncino con il poster di Dylan di Milton Glaser...
eccoli qua... i ragazzi di allora, quelli che cercavano una via di uscita dal mondo...
hanno ascoltato cantare e suonare Dylan, appena rimesso a nuovo, i Family, il rock sinfonico dei Moody Blues, e Tommy...
Tommy degli Who cantato da Roger Daltrey, tutto ricciolo, giovane e biondo... nei panni di un ragazzo e di un messia...
hanno dormito in sacchi a pelo, tende colorate, tutti assieme... unica anima...
oppure, si sono inventati un altro modo per dormire, liberi, perdio... liberi...



re lucertola

il mio amico Jim






Luisa m'ha chiamato stamani mattina presto... mi fa: ho copiato tutte le tue cose che scrivi su twitter, tutte quante...
che Luisa stesse facendo questo me l'aveva già detto Tommy la domenica della nostra pittura post- impressionista...
che Luisa fosse un po' matta, invece, già lo sapevo... vuole che faccia pubblicare tutte le cose che scrivo qua sopra...
e Tommy, fratello di Luisa, ha già trovato il titolo e tutto: Per Amici Assenti LIVE... manca solo una chitarra, per dire...
poi, Luisa mi fa: Faccio un salto a Parigi, tre giorni, mi sono rotta, vuoi venire anche tu?... dico di no, subito, al volo...
quassù in collina, stamattina sembrava d'essere a fine novembre: pioggia, nebbia come panna montata, silenzio...
ma nei giorni cupi dell'autunno, prima della neve, se hai l'anima in pace, puoi ritrovare te stesso, senza bisogno di altro...
così, le ho detto di no... a Parigi vado sempre volentieri, e ogni volta torno a sprofondare in una città che ne ha di cose da dire
mi ricordo una volta, quasi dieci anni fa, in un'estate che sembrava d'essere in mezzo al sederto... un pomeriggio... bollente
arrivai al cimitero di Montparnasse... in giro: nemmeno un cane... temperatura: 44 gradi: deserto, senza palme, ma deserto...
quel cimitero, fate conto, è grande come un paese... se tu vai là per cercare qualcuno di preciso devi averne almeno un'idea...
l'idea te la danno su una cartina, suddivisa per settori, campi e tutto... lì per lì sembra una cosa facile: leggi, appunti e parti...
di regola c'hanno anche un opuscolo, ma li avevano finiti: Stanno in ristampa, mi fa la ragazza, mezza arrostita, dentro al box...
stavo cercando la tomba di Maupassant, l'ultima... nel senso che ero già stato al Père-Lachaise e altri posti del genere...
mi aspettavo una tomba grande minimo minimo come una chiesa, così puntavo lo sguardo in alto... Hachette... Cassot...
Chevalier... Bourgeois... Blanchard...Lacroix... sembrava d'essere in un romanzo di Simenon con il commissario Maigret...
dopo che stavo per restarci secco, e che oramai il cimitero di Montparnasse lo conoscevo meglio che del mio giardino...
tornai al box: la ragazza era la reclame sputata della bistecca fiorentina: mi guardò come a dire: Non mi rompere il cazzo!
poi la trovai, quella tomba... duemila ore dopo la trovai... un niente con una ringhierina bianca: e quattro margherite smorte...
da noi, se a qualcuno gli fai una tomba del genere, come minimo ti viene a tirare per i piedi ogni notte finché non crepi...
Luisa c'è rimasta un po' male... secondo me queste cose che scrivo stasera non me le riscrive, "a modino", per il LIVE...
per un nostro amico, Parigi, era il caffè Deux Magots che raccoglieva le fottute giornate di Hemingway e Scott Fitzgerald...




era la Rive Gauche, che lo attirava alla ricerca di beate solitudini... dentro la sua bella e giovane cascata di capelli e barba...
per un nostro amico, Parigi era le belle ragazze, il loro sesso e loro mutandine che lui firmava A.R. Arthur Rimbaud...
era Rue Beautreillis, una minuscola terminazione dell’arteria di Parigi ormai prossima alla piazza della Bastiglia...
era dove rue de Rivoli declina in una rue Saint-Antoine brulicante di gastronomie, di zuppe alle cipolle calde e saporite...
per un nostro vecchio amico, Parigi era il sole era alto e il fiato corto, le sigarette fumate una via l'altra, e i silenzi...
va detto, niente lo affascinava più di una breve camminata fino all’antica dimora di Victor Hugo, in Place des Vosges...
e poi, una volta arrivato fin là, sulla panchina nei pressi della fontana, in faccia alla finestra del padre dei Miserabili, scrivere...
Parigi, per un nostro vecchio amico, era una terra nuova dove vivere: la terra di una nuova nascita; oppure della morte...
Parigi, era la fine di tutti i nostri piani elaborati, di ogni cosa che sta in piedi... dei giorni bui e persi dentro chissà quale notte...



Parigi era la fine di giugno, e un'estate pronta ad essere vissuta, tutta, con il sole, oppure... aspettando la pioggia estiva...
Parigi, per un nostro vecchio amico, era, così, senza limiti, e libero disperatamente bisognoso di una mano, di una mano...
Parigi era per lui un semplice alloggio nel quarto arrondissement di proprietà di una sua amica: Elizabeth  Larivière...
Parigi, per un nostro vecchio amico, era quattro stanze ampie, di gusto ottocentesco, nel quartiere di Marais...
Parigi era una camera da letto con scrittoio, da spostare sotto la finestra al mattino, per aiutarsi nel lavoro di scrivano...
Parigi era le sue poesie disperate, novello Rimbaud, che lui amava sopra tutto e sopra tutti gli altri... il poeta veggente...
Parigi, per un nostro vecchio amico, era ripensare a Venimmo nudi, ce ne andammo contusi, per i lenti molli vermi, là sotto...
Parigi era l'aver stregato una generazione di figli della guerra delle vigliaccherie, inneggiando all’amore libero e senza tempo...
Parigi era bere fino allo svenimento, fumare una sigaretta via l'altra... fare casino, farne tanto, a volte, farne pure troppo...
Parigi, per un nostro fottuto amico, era il Bar Alexandre, alle spalle degli Champs Elysées, dove oggi c’è una dannata banca...



Parigi era ingrossarsi il fegato di scotch... visitare il cimitero di Pére Lachaise, ultima casa di Oscar Wilde, Hugo, Chopin...
Parigi, per un nostro grande amico, fedele al proprio spirito, fu una cena in cui mangiò poco e bevve del bordeaux...
Parigi era la tosse che lo svegliò di notte, come avere un cane attaccato al petto... era il respiro che si faceva più affannato...
a Parigi, era il 3 luglio, estate, caldo afoso, notte, e il Rock’n'roll Circus  come meta di bevute smodate, in rue de Seine...
Parigi era la sua ultima notte... le ultime sue parole scritte, i suoi versi di antico scrivano... l'ultima sigaretta fumata...
Parigi era la fine, né salvezza o sorpresa, la fine... non guarderò nei tuoi occhi... mai più... puoi immaginarti come sarà...
la notte del 3 luglio 1971, Jim Morrison muore a Parigi, se ne sono dette tante su quella notte... a noi, di quelle cose, non importa...
Lizard King scompare di scena: ha 27 anni, una amica di nome Pamela, e una certa storia alle sue spalle da lasciare...
Lizard King ha camminato nelle piogge incessanti e fottute di Riders on the storm, omaggio ai cavalieri della tempesta...
Chissà se rifletteva sul suo incarnare la negazione di Dorian Gray, mentre riempiva la vasca di acqua calda, l'ultima sera...


domenica 2 dicembre 2012

wish you were here

vorrei tu fossi qui






stamani volevo farmi fare un complimento... così, son andato a cercare la signora Giacinta: una vita passata tra le rose...
sto lì due minuti poi dico: Giacinta, ma lei quanti ha?... e lei fa: GIOVANOTTO, vado per gli 85... e io sorrido...
la signora Giacinta chiama tutti GIOVANOTTO... se vuoi tirarti su, basta che passi di là, ci sono rose bellissime...
è che la gioventù dipende da quale altezza la stai a guardare... io, avessi vent'anni, ora mi vedrei da panchina, per dire
vabbè, a furia di parlare di amici assenti non mi cercherà più nessuno... sarò costretto a inventarmi nuovi fantasmi per compagnia...
sennò faccio la fine di Elton John che oramai non lo vuole più nessuno, dopo che ha cantato e ricantato a mille funerali...


L'ho presa larga, diceva Emanuele con la sua Fiat 128 Special giallo calvè andando contro un pino... ma ora stringo il campo...
gli anni '70, visti da oggi, sembrano lontani come le Crociate... ma se li hai sempre avuti davanti, sono solo degli istanti...
spiego: visto che, lo sapete bene, non amo chi vuole insegnare la vita... perchè la vita ognuno la deve imparare da sé
lo stesso vale per ogni forma di arte e tutto... se io vi voglio far imparare a memoria la musica dei Beatles, voi vi rompete...
ne sa qualcosa Manzoni... lui, ne sono sicuro, odia a morte tutti gli insegnanti di Lettere eccetera: lo hanno rovinato, ecco...
a scuola, appena un ragazzo sente parlare di Quel ramo del lago di Como, minimo minimo gli girano i coglioni...
non l'hanno capito, andrebbero perdonati, se ce la fate, voglio dire... per forza non si fa nemmeno l'aceto, si dice in Toscana...
sul fatto poi che ora nessuno può più fare un'assenza "ingiustificata", be' qui finisce un'epoca: e inizia quella del guinzaglio...

vabbè, ammettiamolo, qualcuno a scuola ci va solo per fare casino, ma poi cambia, e magari impara da sè...
la mia idea era quella di parlare di musica, ma poi mi perdo... sento talmente tante puttanate che non riesco a stare zitto...
avevo in testa di parlarvi di una band, di 4 ragazzi: poco più che ventenni... questo, volevo fare... e ora c'arrivo...
devo dirglielo, però: Sergio, il tuo prosciutto è ottimo, ma, cazzo!, regolati con il sale!... un etto di prosciutto una bottiglia di vino...
sembro Montalbano sulla verandina davanti al mare: mangio e poi mi scolo una bottiglia... solo che qui ci sono pini e caprioli...
chiusa parentesi... stasera si parla di musica, dicevo... lascio in pace i miei amici assenti, sennò va a finire che poi s'incazzano...

fosse un concerto sentireste ora due note di chitarra... un accordo all'hammond... qualcuno che tossisce e qualcuno dire: Fuma meno...
ma non è un concerto... e allora, mettetevi nei panni di 4 ragazzi di poco più di vent'anni... e che ci vuole?, dirà qualcuno di voi...
mettete quei 4 ragazzi nel 1974... uno ha la faccia che sembra tagliata con l'ascia... uno sembra un gesucristo...

uno ha sempre le bacchette in mano... e uno, be', uno ha la chitarra al posto dell'anima, ed è pure un bonazzo, tira, ecco...
fate conto che quei 4 ragazzi abbiano per la testa la musica, la fica e qualche disco già fatto, e molto ben fatto...
4 ragazzi: una sigaretta sempre sulle labbra, una birra sempre in mano e un mondo che li sta adorando, ammirando...
qualcuno se oggi vende sette dischi viene premiato con il disco di platino... si fa ganzo e ha belle donne sempre intorno...
questo è il mito di questi tempi: va dalla De Filippi, una foto con gnocca su Chi e un paio di serate su Rete4 o StudioAperto...

quei 4 ragazzi avevano già venduto quelche decina di milioni di dischi... non so come stessero a fica, ma avevano una testa...
il loro disco, uscito un anno prima, ancora oggi - 40 anni dopo - è considerato un capolavoro assoluto, una cosa che non si rifà...
mentre mangiavo il prosciutto di Sergio - e bevevo vino - ho cercato qualche foto... poi, al momento, le vedrete...
quel disco era stato scritto suonato e cantato come gli altri che avevano fatto: con passione... con la giovinezza addosso...
oggi ogni cosa che esce viene definita: CAPOLAVORO... ci siamo persi... o abbiamo perso il senso delle cose: quelle vere...
in quei giorni, Londra stava sotto la neve... faceva un freddo becco, e ci si muoveva alla svelta, per via del vento dal Tamigi...

quei 4 ragazzi stavano in uno studio: gli veniva chiesto: Fate subito un altro disco!: pure la portinaia: Fate subito un disco!
con la forza non si neppure... vabbè, lasciamo stare... 4 ragazzi di poco più di vent'anni: non sapevano più che cazzo fare...
voglio dire, hai fatto un disco che tutti amano, e tu non sai più cosa inventarti... cosa vorranno di nuovo? Lo vorranno?, anche
Rossini, dopo il Guglielmo Tell smise: andò a Parigi e mandò tutti a fare in culo: era giovane, ma era anche stanco...

quei 4 ragazzi stavano lì, sigarette e birra... si guardavano in faccia, ma non avevano una minima idea per la testa...
una sera, uno di loro prese una scatola di cioccolatini alle mandorle, la aprì e se li magiò tutti: registrò tutti gli scroonck....
un altro si mise a pisciare birra sul microfono: il microfono faceva swiiff e lui volle riascoltare tutti gli swiiff che aveva fatto...
i tecnici dello studio si guardavano in faccia come a dire: Questi sono partiti, partiti del tutto, ecco... le notti volavano via...

Londra era un manto di neve... e lui pisciava sul microfono... un altro si mise a cantare God save the queen, poi rise forte...
la faccenda stava prendendo una brutta piega... una sera uno di loro portò una ragazza: non smise di pomiciare fino alle tre...
Così, disse il batterista, non si tira fuori un cazzo!... è che nemmeno la prendevano la chitarra in mano, per dire...
non sapevano cosa suonare, cosa inventarsi... il loro disco era in vetta alle classifiche di mezzo mondo, una meraviglia...
la sera che quello riprese a pisciare sul microfono, il batterista se la riprese con l'uccello: 'Sto swiiff m'ha rotto le palle, David...

David si legò i capelli a coda... prese su la chitarra e tirò via un paio di cose: una magia... niente a che vedere con la pisciata...
i tecnici alzarono la testa: Ci siamo, forse... e andarono avanti per ore, poi, alla fine, i 4 dissero: Tutto questo è uno schifo!...
un paio di sere dopo, arrivarono con pentole padelle cucchiai forchette tegami a smalto... Stasera si cena, dissero i tecnici...
si misero tutti e 4 ai microfoni: niente strumenti: uno aveva in mano una padella e gli altri altre cose.. cose così...
dissero ai tecnici: Registrate 'sta roba... i tecnici abbassarono il capo, schiacciarono un pulsante e loro fecero un gran casino...


alla EMI s'erano rotti i coglioni di aspettare... mandarono un dirigente ad Abbey Road la sera delle pentole e dei tegami...
quando quel tipo in giacca e cravatta arrivò pensò di essere finito alla mensa, chiese scusa e uscì... e loro risero forte...
la mattina dopo presero l'aereo e andarono a suonare a Parigi: sette concerti... e una canzone lunga quanto la miseria...
al settimo concerto, quella canzone lunga quanto una notte di beghe, cominciarono ad amarla... era dannatamente bella...
uno di loro disse: E' dannatamente bella... e il batterista disse, invece: E' dannatamente bella... e gli altri due risero forte...


tornati a Londra andarono in studio... i tecnici si aspettavano altre padelle e forchette... David prese la chitarra e Richard...
bè, Richard inziò all'organo... un tappeto, una cosa che poi ti prende l'anima e non sai più dire perchè, ma lo fa e tu ci stai bene...
i tecnici non credevano alle loro orecchie... dopo tutte quelle pisciate e padelle, questa cosa sapeva di magia...
quel disco, quella canzone lunga un padreterno era per lui... per lui, ora grasso e rasato... ora morto, e addio vecchio Syd...
il disco in classifica oramai ce l'avete tutti: Dark side of the moon: un'enormità... tu lo prendevi, lo aprivi e lo vedevi così...
poi, dentro la busta, insieme al disco, trovavi altre cose: regali di amici... dopo lo dovevi ascoltare... non dico niente, queste sono sensazioni, e con quelle mica mi posso confrontare a parole... nel caso qualcuno ancora lo debba ascoltare per la prima volta, a questo dico: Beato te... il genio è dolore...
il disco, invece, nato da una fottuta serie di pisciate e pentole, era questo...
il risultato migliore di una serie di pisciate al microfono... Wish you were here... cose d'altre stagioni, irripetibili...
ci sono cose che sono tue perché nessuno te le ha imposte... le hai cercate e scoperte... ti ci sei affezionato, ecco...
la scoperta di certa musica ha bisogno di un'anima sgombra da ogni pregiudizio... la vita s'impara per curiosità...
tutto quello che scoprirete da soli sarà una gioia per il vostro cuore... vi darà delle soddisfazioni... amerete quelle cose, per sempre...


e loro saranno sempre lì ad aspettarvi, estate o inverno, da giovane e poi da vecchio... mai scontante, sempre nuove...
queste quattro puttanate che ho scritto non volevano essere una forzatura... solo se lo vorrete, quella musica sarà vostra...
la musica rock, odiata dai colletti bianchi di ogni tempo, ha parole vere, mai banali, mai stupide... parla come voi vorreste...
come vorreste vi parlasse vostro padre, o il vostro professore... vi apre il cuore, ma non ve lo porta via...
credetemi, solo se avrete una grande curiosità di scoprire sarete sempre padroni del vostro mondo... il resto lasciatelo ai maiali...
vi regalo una cosa... una cosa su cui riflettere... una cosa su cui potrete imparare da voi a capire come si parla degli amici assenti...
vi regalo il testo - con la traduzione - di quella meraviglia: Splendi, diamante pazzo... grazie, Syd... per esserci stato, ecco...