sabato 1 dicembre 2012

il mio amico fragile

il mio amico fragile







qualche volta, mi sono azzardato a parlare dei nostri primi amori, e dei nostri primi fottuti rapporti con una donna...
quelli di un tempo, lontani, venuti su così... dove "l'amore non era adulto, e ti lasciava graffi sui seni..."... cose così...
un nostro vecchio amico, un pomeriggio di ottobre di qualche annetto fa, lo trascorse in una camera d'albergo...
di quelle camere che si tiene chiuse le tende per tutto il tempo, che ci sia il sole oppure che piova che dio la manda...
in quella camera l'aspettava una ragazza... lui, per non andare a mani vuote si portò una bottiglia di whisky...
una bottiglia di whisky e due pacchetti di sigarette Stop... parlarono per un'ora, poi fecero l'amore, poi ripresero a parlare...
quel nostro amico, quel giorno, alla ragazza diceva cose tipo: Stiamo vivendo un momento di perdita dei valori...
e dopo una sorsata di whisky: Non è che i giovani di oggi non abbiano valori, è che noi dobbiamo ancora capirli...
si accese una sigaretta Stop e poi le disse: Il problema è che noi, siamo ancora troppo affezionati ai nostri, di valori...
dopo aver fatto l'amore, riprese il discorso: Nel '68 stavo a stretto contatto con gruppi estremisti, ma io sono un solitario...
bevve un'altra sorsata: Io non sono fatto per il gruppo, sono un coniglio individualista, e non avrei fatto lotta armata...
lei lo baciò sulle labbra, e lui: Condividevo la rivolta, contro un tipo di società falsa: potere e politica, sempre e comunque...
accese un'altra sigaretta Stop: Il '68 è stato una rivolta spontanea, non finita bene, e forse la sua forza sta proprio tutta qui...
lei si alzò, si mise le mutandine, e lui: il problema di ogni rivoluzione è che, una volta preso il potere, diventi come loro...
alle sette lui le disse che doveva scappare, lo aspettava una festa in una villa in mezzo a un parco residenziale...
il nostro amico, a quella festa c'andò con sua moglie: varcarono il cancello imponente e arrivarono al portone massello...
ad aspettarli c'era un sacco di gente: tutti dotti, medici e sapienti... gente di cultura e gente dalle tasche gonfie...
c'erano donne, anche: donne di cultura, donne portate lì per essere delle belle gnocche, e donne con le palle piene...
entrati, sulla destra, in un angolo, accanto al caminetto che doveva aver riscaldato anche Cavour, c'era un'orchestrina...
al loro ingresso suonava Verde luna, per poi passare a musiche tradizionali e anche qualcosa di Modugno...
sulla sinistra, con i camerieri in uniforme, un tavolo lungo in legno degno di un re, c'era un buffet enorme...
allestito con cura dalla padrona di casa, il gourmet spaziava dal mare alle montagne innevate: dovevi restarne soddisfatto...
il nostro amico avrebbe addentato volentieri un bel panino al prosciutto, ma di quello non c'era traccia, niente...
il prosciutto per essere c'era, ma era stato affogato in un lago di salse piccanti o dolciastre: roba per palati fini...
assieme agli invitati misti, sfilarono settecentomila antipasti e fiumi di champagne Dom Perignon Jeroboam...
il nostro amico aveva accettato, bevuto un sacco e mangiato appena... la gente rideva in dentiere da 244 denti...
si era nel periodo che il papa aveva accennato, nemmeno tanto velatamente, alla faccenda legata degli esorcismi...
aveva parlato del fumo di Satana che stava già oltre il Portone di bronzo, quello del Vaticano, tanto per intenderci...
il nostro amico, che sapeva suonare la chitarra e sapeva anche cantare, e cantare bene, voleva parlare di quelle cose...
lì, c'era dotti, medici e sapienti... avvocati, gente di un certo livello culturale, insomma... quegli gli anni erano difficili...
era il 1972, in giro stava succedendo di tutto: gente che perdeva lavoro, gente disperata, gente armata fino ai denti...
c'erano morti sulle strade, morti davanti alle scuole... bande organizzate a far piazza pulita di una certa società...
insomma, c'era di che parlare, quella sera, mentre sfilavano portate a bizzeffe, sopra quel tavolo in noce massello...
questa gente, invece, non ne volevano sapere di parlare di certe stronzate... Fai una cosa, dissero, vai su là, e canta...
lo dissero a bocca piena, con il sugo che colava lungo le gote gonfie di merda... lo dissero mille volte ogni minuto...
lui, beve un paio di bicchieri di vino, s'avvicinò alla moglie e disse: Questi mi hanno scassato i coglioni... io vado via...
quando lo videro alzarsi, cercarono di fermarlo, aizzarono i cani e i domestici... delusi, dentro i loro occhi rossi...
il nostro amico si volta, li osserva un attimo, poi li manda tutti a fare in culo... esce dal portone e poi dal cancello...








casa sua non è lontana, va a piedi... quando c'arriva, prende due bottiglie di whisky, e poi scende in garage...
lì sotto, tiene una vecchia chitarra... l'accorda, prova a suonarci su qualcosa: va bene ancora, sa suonare ancora...
in un cassetto, tra qualche cacciavite e un martello, trova un foglio con il conto dell'idraulico di qualche tempo prima...
si siede per terra, ingolla una bella sorsata di whisky, e comincia a suonare e a canticchiare qualcosa, incazzato marcio...
dopo mezz'ora la prima bottiglia di whisky è scolata... lui intanto scrive parole, parole come cazzotti sul mondo...
ci mette tutto il disprezzo per una società oramai andata a puttane, e il suo amore per chi è rimasto fuori dai giochi...
alle quattro del mattino anche la seconda bottiglia di whisky è scolata... il nostro amico è sconciamente ubriaco...
verga le ultime parole su quel foglio, parole un po' di sbieco, con la mente oramai appannata: più ubriaco di voi...
alle otto, al rientro, lo ritroverà sua moglie... addormentato per terra, sul manico della chitarra, il foglio lì vicino...
parole scritte con mano svelta, parole incrociate, complicate... e  lì, accanto, due bottiglie di whisky: vuote...
su quel foglio c'erano parole e accordi, tanto per non dimenticarsene... la moglie legge, lo guarda, sospira forte...
quella notte, in quel garage, in quella fottuta sbronza, Faber aveva scritto la musica e le parole di Amico Fragile...
c'è tutta la sua rabbia per un mondo falso, inutile e troppo corrotto, come oggi... non vi resta che ascoltarla, amici miei...


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