sabato 26 gennaio 2013

Te quanti occhi hai, per piangere?

ricordati di usarli sempre,
tutti e due









certe volte, la vita non va come tu vorresti... a volte basta un niente per sentirti davvero poco importante in questo mondo...
poi pensi: E' il tempo che passa o E' il tempo che è passato... potresti fare finta di niente, e aspettare un altro giorno...
oppure potresti cercare qualcuno su cui scaricare il tuo bagaglio di fardelli accumulati negli anni, e rimasti fermi lì...
potresti sbattertene i coglioni, al limite... ma con te stesso con giochi a barare... con te stesso non te lo puoi permettere...
potresti saltare sulla macchina, viaggiare fino a chissà dove... ma con quello che costa oggi 'sta benzina poi non lo fai...


potresti ingollarti litri e litri di corallo, fino a farti venire la nausea, fino a vomitare il mare e tutto la rabbia di questo mondo...
stamattina mi è tornato in mente un mio vecchio amico che mi parlò la sera stessa in cui riuscì ad aprire le ali e prendere il volo
mi disse: Ascoltami... alla fine poi, ma proprio alla fine, non ci sarà nessuno qui che avrà fatto tante puttanate quanto te...
mi sorrise, poi continuò: Ti sentirai addosso una barca di errori, di giorni spesi male, che ora nemmeno ti immagini...
gli dissi: Senti, Gino... e lui, spazientito, disse: Ascoltami, ascoltami cazzo! e promettimi di non smetterla mai, mai, MAI...
gli si strozzò qualcosa in gola... tossì per un minuto... io non sapevo cosa fare... stavo lì, come un bischero, a guardarlo...


poi, mi venne di passargli il bicchiere con l'acqua... ne bevve quanto un uccellino... giusto per bagnarsi le labbra, ecco...
dall'altra stanza, una mezza scema, stava a chiedermi: Gabriele, Gabriele, dimmi che è ancora vivo, respira vero?... cose così...
Gino scosse il capo... sorrise un niente, poi mi prese la mano con cui gli avevo passato il bicchiere d'acqua, e la strinse forte...
Tu, disse, tu non sei come gli altri... tu fai delle cose, ne fai tante, magari troppe... e mentre le fai pensi a quelle che farai dopo...
si femò un attimo: A te non ti basta mica una vita sola per farcele entrare tutte... a me, per dire, m'è d'avanzo questa che ho...


A me, continuò Gino, è sembrata già un'impresa viverne una, di vita... Ma te sembra che devi metterla al tappeto, 'sta vita...
Te, disse Gino, te vivi come fosse una sfida... un incontro di pugilato che devi vincere al primo round... una dannazione...
E' come fare dei bellissimi bicchieri di vetri finissimo, disse Gino tossicchiando... Vuoi cazzo che non se ne rompa uno, alla fine?...
Ecco, disse Gino, a uno come te, rinfacceranno quel cazzo di bicchiere rotto... e tu, ma tu dovrai sbattertene i coglioni...
Perché, disse ancora, quei dannati bicchieri andati a puttane erano la tua vita, una parte della tua vita, ma non erano errori...
Incontrerai tanta gente che ti dirà di non aver mai rotto un bicchiere, disse Gino, e faranno di tutto per dirti quanto sei bischero...
Incontrerai tanta gente che ti accuserà di aver rotto qualche bicchiere, disse, e pochi noteranno quelli belli e perfetti, sani... che hai fatto...
A uno come te verrà sempre fatto notare il bicchiere rotto, sappilo, disse Gino... ma tu non smettere di fare altri bicchieri...
e ricordati, disse poi, tante di quelle persone che ti accuseranno non c'avranno nemmeno mai provato a farlo, un cazzo di bicchiere...
Non c'avranno mai provato, disse ancora, ma, per tanti, tu sarai quello che li ha rotti certi bicchieri, e vedranno i cocci e basta...
era un giorno di quelli di carnevale... Lorenzo entrò dentro la stanza con il costume di un mostriciattolo fatto dai giapponesi
Lorenzo aveva sette anni, allora, e andava matto per i cartoni animati che avevano gli occhi che sembravano virgole spaventate
quando vide suo nonno sul letto disse qualcosa che non si capì... fece roteare un mantello d'argento eppoi uscì di corsa...
Quello viene su matto come te, disse Gino... Romperà tanti di quei bicchieri che nemmeno puoi immaginare, e lo farà, sta' sicuro...
Ti devo dire, disse, visto che non lo farà nessuno, che non ho mai visto uno fare tante cose nello stesso momento come fai te...


Il guaio è che poi le faccio tutte male, feci io... No, disse Gino, non esiste che tutti i bicchieri si rompano, non esiste, coglione...
poi, mentre la tosse era diventata davvero una cosa insopportabile, che mi prendeva lo stomaco fino a farmi male, mi disse...
mi disse una cosa tipo: Quanti occhi hai, per piangere?... lo guardai come si fa con un matto, sorrisi con una pena da morirci...
Te quanti occhi hai, per piangere?, mi disse Gino... Be', due, feci io... allora lui disse: Bene... e ricordati di usarli sempre tutti e due...
a 'sta faccenda degli occhi non c'ho pensato per degli anni, a dire la verità... la vita sa farti scordare un sacco di cose, ecco...
quando a metà mattinata mi ha chiamato Tommy, ci siamo messi a fare il conteggio dei bicchieri rotti... due falliti di merda, ecco...
ci siamo ritrovati con tanti di quei vetri sotto i piedi che ci sarebbe voluto un mago per riuscire a camminarci sopra, davvero...


Io e te, fa Tommy, siamo due che non hanno mai goduto dei successi avuti, ma abbiamo sofferto come cani per gli sbagli fatti...
lo so, ha ragione Tommy: noi, quelli come noi, hanno messo i pochi applausi nel cuore, e gli errori tutti dentro la nostra testa...
certi giorni, se non ci stai attento, rischi di diventarci matto, sopra quelle cose... sopra quei fottuti bicchieri fracassati...
dovresti provare a fregartene, ma con te stesso non puoi barare... puoi solo farci i conti, e se lo fai in certi giorni, escono salati...
quando esco di casa, là, fuori, c'è Ugo, il cinghiale maschio... è venuto per il pane... glielo do tutto, e lui se lo sgranocchia...
il mio cane lo sta a guardare, mica gli torna tanto 'sta storia che Ugo mangia e lui no... Ugo se ne va, lento, come i miei pensieri di oggi...
oggi ho pensato a quanta gente mi avrà dato la colpa  per aver rotto qualche bicchiere...
domani, giuro, ricomincerò a soffiare sul vetro, e a tirarci via i bicchieri più belli del mondo... con il bordo color smeraldo, ecco...
e se, se ne romperà qualcuno... be', magari darò la colpa al vetro, oppure dirò: Vuoi cazzo che non se ne rompa uno, alla fine?..



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