martedì 8 gennaio 2013

ho visto Nina volare

...e nemmeno un rimpianto









Una donna, che se io accarezzo una poltrona, un libro o una rosa lei abbia voglia di essere solo quella cosa...
immaginate di vedere un vecchio molo da una strada buia, dove a quest'ora non entra nessuno, neanche la polizia...
oh, amico mio, lo dovrebbero provare cosa voglia dire passare in certe vie dopo il tramonto, o magari a notte fonda...
lo sai, amico mio, non è facile uscirne con le mutande addosso... sarebbe meglio andarci senza mutande, per dire...


lo sai, amico, io ci sono andato, c'ho camminato, di notte, con la convinzione che magari siano gli altri ad aver paura di me...
ho camminato su quelle vie antiche dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, e dove la polizia non ci va proprio, di notte...
e dove oggi c'è davvero meno poesia di un tempo, là, lungo le calate dei vecchi moli, tra ladri e assassini e tipi strani
dove, lo sai amico mio, una puttana dagli occhi grandi color di foglia la puoi sempre trovare, ma è dura prenderla per la mano...
perché, vedi, amico mio, passa il tempo sopra il tempo che sembra correre come il vento, e il tempo, qui, non ha mai fretta...


il tempo, amico mio, qui sa aspettare... e, se un mattino fra i capelli troverai un po' di neve, lascia stare, lo sai doveva accadere
vabbè, il tempo passa, si sa, amico mio... passa sopra le nostre paure, i nostri desideri, sopra i ricordi di donne lontane...
già, le donne... le donne amate, quelle solo desiderate, quelle nascoste perché nessuno potesse far loro del male... le donne...
ci siamo fatti annacquare la testa dai discorsi sulla sacra vita coniugale, cose dette da chi non ne sa un cazzo della vita coniugale
ce ne siamo sbattuti i coglioni di tante puttanate... abbiamo vissuto, amico mio, con le nostre idee e la nostra fottuta libertà...


abbiamo incontrato donne sole senza il ricordo di un dolore, donne di quando c'era il sole e avevano gli occhi belli e labbra nuove
donne di giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento, amico mio... donne poi fuggite via, in un attimo
donne a cui abbiamo detto io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai... donne che sono state femmine un giorno e poi madri per sempre...
donne come Maggie uccisa in un bordello o Edith consumata da uno strano male o Ella morta d'aborto o Kate morta d'amore...
donne come un vortice di polvere, c'era chi bestemmiava e chi, invece, ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa...
donne da cui abbiamo imparato l'amore, dove l'amore non  era adulto e lasciava graffi sui seni, e ci piace ricordarne il sorriso...


donne dei baci che non si è osato dare, delle occasioni lasciate ad aspettare, degli occhi mai più rivisti, labbra come amici... assenti...
donne a cui abbiamo detto di aspettare un amore più fidato, vecchio amico, donne vere che mettevano l'amore sopra ogni cosa...
già, le nostre donne... quelle che ci siamo messi nei quattro angoli del cuore, uno spazio limitato, che abbiamo, a volte, allargato...
donne che c'hanno detto: Non ci lasceremo mai, mai e poi mai... in un aprile ormai lontano... donne venute, poi, per un amore nuovo
perché noi, ci siamo sempre innamorati di tutto, di tutto quello che fosse la vita, perché al loro dio perdente non devi credere mai...


essì... le nostre donne, le nostre vite, la nostra fottuta dannata libertà... che ci fa chiamare Renato Curcio il carbonaro, ecco...
quelli come noi, amico mio, che hanno sempre avuto voci potenti adatte per il vaffanculo a quelli che poi ci mandarono a cagare...
abbiamo avuto amici ora assenti, che non vedevano più folletti di vetro, e avevano licenziato Dio e gettato via più di un amore...
abbiamo conosciuto fottuti banchieri e notai e bastardi politici coi ventri obesi e le mani sudate coi cuori a forma di salvadanai...
noi, che avevamo gli occhi troppo belli, noi che ci siamo lasciati massacrare sui marciapiedi, mentre altri ci mordevano il sedere...
lo sai amico, a quella gente senza faccia e senza vita, abbiamo detto: Anche se ora ve ne fregate, voi, quella notte, voi c'eravate!...


perché, lo abbiamo capito bene, e bisogna essere proprio dei coglioni per non aver capito davvero che non esistono poteri buoni
ci siamo messi sulle strade gremite, a gridare alla gente disinteressata: Per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti...
gente che ha pensato di salvarsi dietro un croce, limitanto la propria esistenza allo stare alla finestra, come su un palco della Scala
uomini, piccoli, ecco... a cui abbiamo detto: eccoti, con il tuo bambino biondo a cui hai dato una pistola per Natale, che sembra vera...


e anche: Eccoti, con il letto in cui tua moglie non ti ha mai saputo dare, con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
Eccoti, con il tuo francescanesimo a puntate, con l'idiota in giardino ad isolare le tue rose migliori... Com'è che non riesci più a volare?...
non abbiamo mica avuto risposte... perché noi non abbiamo una camicia bianca, né un segreto in banca, né pranzi di lavoro...
ma vedrai, vedrai... passerà questa pioggia sottile come passa il dolore, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole...
e ora, amico mio, mentre accende un'altra sigaretta Stop, e ora sorridimi perché presto la notte finirà, con le sue stelle arrugginite...


tu, che hai visto Nina volare tra le corde dell'altalena, certo, un giorno la prenderai come fa il vento alla schiena, prima che venga neve
ma io ti conosco, amico mio, e lo so, poi, ti sveglierai sull'indaco del mattino quando la luce ha un piede in terra e l' altro in mare...
e tu, ti guarderai allo specchio di un tegamino, così, semplicemente, così... come il cielo si guarda allo specchio della rugiada...
e vorrei rivederti lassù, vecchio amico, sui quei monti, dove la mattina presto un'asina dal mantello chiaro starà a pascolare...
oppure in un posto dove la luna si mostra nuda e la notte ci punta il coltello alla gola, ecco, e a montare l'asino c'è rimasto Dio...


e passare la notte nella casa dell'Andrea che non è marinaio... uomini di terra, a muso duro, che alla spigola preferiscono l'ala...
dove incontreremo gente di Lugano, facce da tagliaborse... ragazze di famiglia, odore di buono che puoi guardarle senza preservativo
dove troveremo cose da bere, cose da mangiare... frittura di pesciolini, bianco di Portofino e cervelli di agnello nello stesso vino...
e poi, alla fontana dei colombi nella casa di pietra, perdersi in lasagne da tagliare ai quattro sughi e pasticcio in agrodolce di lepre...
e poi riposare o fare l'amore... finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere, giovane, fratello dei garofani e delle ragazze...
e, mentre il nostro cuore si confonde nella confusione, con l'occhio pieno di indignazione, ridere forte di quello dietro la finestra...


e far capire, a quell'idiota con le chiappe a riposo dal lavoro, che tra le donne alla fontana dei colombi nella casa di pietra c'è sua moglie
che a Pianderlino succhia cazzi, che alla Foce ha cosce da schiaccianoci, che la puoi vedere a Carignano tra fighe di terza mano...
e io, vabbè, sì, lo ammetto... io son qui a guardare tre camicie di velluto, due coperte e il mandolino e un calamaio di legno duro...
a guardare, sì, a guardare in una berretta nera la tua foto da ragazza, per poter baciare ancora Genova, sulla tua bocca in naftalina...
perché è successo, amico, la libertà averla vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro ed amore, protetta da un filo spinato...


averla vista, la libertà, svegliarsi ogni volta che abbiamo suonato per un fruscio di ragazze a un ballo, o per un compagno ubriaco...
amico mio... E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e, alla fine, ti piace lasciarti ascoltare...
così va la vita... Finì con i campi alle ortiche finì con una chitarra spezzata... e un ridere rauco e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto...
il nostro vecchio amico Fabrizio De Andrè, se n'è andato l'11 gennaio di 13 fa... mi sembra di sentirlo cianciare ancora delle porcate
non per un dio ma nemmeno per gioco...
lui che offrì la faccia al vento, la gola al vino, mi sembra di sentirlo ancora cantare delle belle passanti dove si piangono le labbra assenti...


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