lunedì 7 gennaio 2013

janis, un'anima in pena

Niente, sono solo innamorata...









di alcune persone ho sofferto la loro mancanza, come amici che scompaiono in un attimo, e non li rivedi mai più...
allora, devi accontentarti delle loro cose, della loro musica, di quello che nessuno potrai mai portarti via...
i ricordi te li porti dentro, in un taschino messo accanto, lì, dalla parte del tuo cuore, e li perderai solo alla fine...
certe sere ti peseranno come un macigno, e ci soffrirai l'anima, avrai un groppo in gola e poi lacrime da buttare...
in altre sere te ne farai una ragione, e ti sembrerà di avere solo qualche compagno, lì, con te, per sempre...
in altre ancora, dovrai affogare qualcosa in una bottiglia, guardarne il fondo, e poi riprendere il cammino...
con gli anni, con l'età, quel fottuto taschino sarà gonfio fino a scoppiare... allora, dovrai raccontare di loro...
lo dovrai raccontare agli altri, condividere passioni e amori, amicizie e sguardi di un attimo, volti e voci lontani...
avrai le loro facce, i loro occhi lì davanti, a guardarti, e ne avrai timidezza, ma loro non la pretendono, affatto...
sono tutti cresciuti, e non invecchiati per inseguire un sogno, per dannarsi dietro a un fottuto sogno, e ci sono crepati...
non ti chiederanno mai di essere come loro, ti chiederanno di non rinnegarli mai... e di non gettare la tua vita, senza viverla...
ecco, dopo tanti anni, il mio taschino è gonfio... e i miei vecchi amici chiedono che io parli di loro, dei loro sogni...
ma anche delle loro vite dannate, delle cattiverie, delle cazzate raccontate, delle cazzate mai raccontate, per stupido pudore...
vorrei avere ancora vent'anni, per poter avere il tempo di ricominciare daccapo, con il mio taschino vuoto...
vabbè... vorrei "avere ancora vent'anni e ancora tutto da dire, per un minuto"... e una persona sa bene, cosa intendo...

Port Arthur, Texas, era un paesino pieno di pregiudizi... ma c'era musica, da quelle parti... una buona musica...
fu a Port Arthur, Texas, che iniziò una delle storie più tormentate di sempre, della storia della musica rock...
il rock, amico, o ce l'hai nell'anima, oppure puoi pure fottertela la tua anima, si diceva da quelle parti...
Port Arthur, Texas, era un grido più profondo... il blues più torrido e bastardo che mai si potessere inventare...
Bestie Smith e da Leadbelly... e poi la tortura umana, il senso di vuoto... la sensazione dannata di voler vivere...
figura ribelle, si riconobbe nelle donne che raccontavano le tenerezze, i tormenti e gli amori delle loro vite puttane...
non amò mai Port Arthur, Texas... mai, come, invece qualcuno ama e amerà per sempre il posto dove è nato...


quella terra era una precoce cognizione del dolore... da quei giorni la sua vita ne uscì spaccata, lacerata, incoerente...
incoerente, ma piena di una forza devastante... le sue incisioni in studio sono ruvide,  una voce che stravolge le parole...
a lei, fu proposto di diventare cantante di una band texana: The 13th Floor Elevator... una band mitica della psichedelia...
al festival di Monterey, nel 1967, lasciò tutti sbalorditi offrendo una versione straziante e intensissima di Ball & Chain...


dietro al palco, con le sue mutandine in mano, andava in giro dicendo: Hey, c'è qualcuno che mi vuole scopare, stasera?...
un certo mister john, che la stava osservando da almeno un paio d'ore, si avvicinò, le prese i seni tra le man, e sorrise...
poi, con calma. la mise sopra una cassa, le tirò su la gonna e le la scopò davanti ad altra gente... poi, lei andò a cantare...
lasciò tutti sbalorditi, nella sua meravigliosa versione, straziante e dannatamente intensa di Ball & Chain... un incanto...
nessuno avrebbe mai immaginato che una ragazza bianca potesse trasformare quella canzone in un delirio di blues e di rock...
così, mentre San Francisco era immersa in fumi e sconvolta dall'estasi psichedelica, lei cantava di rock-blues...
in mezzo a una gioventù che viveva esperienze nuove con una marea di droghe diverse, lei si consacrò solo all'alcool...
ne beveva a fiumi... riuscì a imporre il suo atipico "standard livin"... la sua voce era carta vetrata, e implorazione disperata...
non c'era notte che qualcuno, mentre lei, ubriaca fottuta, si sbracava sui pavimenti, se la scopasse come veniva veniva...
lei, un geniaccio assoluto della musica rock, allargava le gambe, e tutti si facevano posto... cose così, assurde, ecco...


"Quando canto non penso. Chiudo gli occhi e mi sento bene... Come un orgasmo: non puoi ricordarlo, eppure lo ricordi."
ovunque, nelle interviste, quando parlava movendo nervosamente le mani, ripeteva una parola, sempre: Feeling...
era un grissino... eppure, i suoi abiti patchwork, i suoi cento braccialetti, le sue piume in testa come una donna indiana...
 le sue enormi pellicce trovate chissadove... e lei, magra come un grissino, acquistava la regalità tipica delle matrone del blues
davanti al microfono non aveva la grazia di Ethel Waters, ma il feeling spezzato di Willie Mae Thornton, o di Bessie...


Le cose vanno in modo magico qui, diceva nei giorni persi in fiumi di tequila nelle registrazioni di Piece Of My Heart...
Cristo! Credo che dovrei essere felice... Ho anche incontrato un ragazzo molto affascinante, a Chicago... e mi sa fottere...
il ragazzo di Chicago era poi una specie di spacciatore... una di quelle persone per le quali, lei, provava un'attrazione rovinosa
cercava ovunque un compagno per la notte, ma mai una persona con la quale potesse stabilire un rapporto alla pari...
sempre piccoli personaggi, più insicuri di lei, ai quali chiedeva ossessivamente conferma di un amore che non esisteva...
lei si drogava di rado... aveva abbandonato la mania di bucarsi, come faceva negli ultimi giorni della sua vita texana...

ma beveva quanto l'inferno... la voce bruciata da mille tequile e whisky del Suothern Confort e da miliardi di sigarette...
quando era ubriaca, quelli che stavano con lei per suonare lo sapevano: voleva scopare... chiunque fosse, bastava farlo...
non dormiva un cazzo, e quel niente lo dormiva male... ma, va detto, il periodo che trascorse con Big Brother fu il migliore...
ma, il suo enorme appartamento si trasformò in una specie di ostello di persone che la coinvolsero in sbornie colossali...
nel periodo newyorkese, quando viveva al Chelsea Hotel, era capace di restare a bere e in cerca di uomo fino all'alba...
spesso rientrava in albergo sola e disperata... altre volte si tirava dietro un ragazzo che, all'alba, non aveva fatto ancora l'amore...
la stava a guardare, lei eccitata e sboccata, e lui  con l'uccello che non ne voleva sapere...  e bere e bere e bere e bere e bere...
e cominciare a morirci un attimo, cominciare a morirci mentre lei se ne stava lì, nella stanza, a osservare il vuoto e una fine...
il 15 aprile 1970 riunì,  in concerto al Fillmore West, The Big Brother & The Holding Company, con Nick Gravenites nell'organico...


il pubblico in realtà era interessato a lei... gli altri erano solo un contorno, puttanate di fronte alla sua genialità...
il 2 ottobre 1970 a Port Arthur, Texas, lei esce dall'Hotel Goodhue e chiese una vodka, al bar... poi ne chiese un'altra... un'altra...
quella notte, aveva appena finito una lunga session in studio... fu l'ultima cosa per cui parlò quella notte, con il portiere del Landmark Hotel
Era felice di come procedeva il lavoro, disse poi,  e la cosa buffa è che era assai in disordine:  vestito gitano rosso fino alle caviglie...
alle sei di domenica 4 ottobre, Paul Rothchild la aspettò invano agli studi... aspettò per un'oretta, poi fece una telefonata...
John Cooke la trovò riversa per terra, nella sua camera, la bocca piena di sangue e il naso rotto nella caduta... erano le due del mattino...

aveva 4 dollari e 50 cents stretti in una mano e un pacchetto pieno di sigarette accanto... le labbra imbiancate della fine...
nessuna traccia di droga intorno... solo qualche segno di puntura sulle braccia, come un segno di una puntura di zanzara...
diceva sempre: Voi giornalisti mi chiedete sempre se io morirò giovane come le vecchie blues singers... Credo che sarà così...
fu proprio una di quelle punture di zanzara ad ammazzarla, quella sera... nessuno lo sapeva: eroina e pastiglie, ecco...
lei aveva sentito l'esplosione nelle sue vene, dopo che l'ago si era ritratto... lo nascose dentro una scatola cinese dietro lo sciacquone
per lei quella era l'ultima volta che si bucava e non voleva ricordarselo il mattino, al risveglio, in un'alba bastarda e fottuta...
c'è sempre qualcosa nella magia del mattino... una rinascita con la pallida alba blu... con il sole lì lì per rinascere...
chiese al portiere di cambiargli un biglietto da 5 dollari per le sigarette, che comprò subito dopo... Poi tornò in camera...


fece appena uno o due passi e poi cadde... tra il letto e una vita maledetta, così, come un fantoccio scagliato per terra, ecco...
avreste dovuto vederla, amici, mentre il cuore le si fermava e lei, appena sopresa, sorrideva, sorrideva, sorrideva, sorrideva...
le sue ceneri vennero sparse lungo la costa di Marin Cuonty, California... e il vento, quel giorno, la accarezzò, per davvero...
il vento le prese il volto tra le mani, le sorrise, le sussurrò parole dolcissime, poi la accompagnò a riposare, finalmente...
l'ultima cosa che disse a un reporter, un certo Al Aronwitz, fu che non amava più il suo nome: Sono stanca, chiamatemi Pearl...


aveva 27 anni, e un'anima in pena ma dolce come il miele nuovo di castagno... le sue paure sono le nostre, quelle di sempre...
a chi le chiese, di botto: Che c'è Janis?... lei, con il suo sorriso di sempre, disse: Niente, sono solo innamorata...
Niente... niente... niente, sono solo innamorata...
Janis Joplin, volò via una notte di 42 anni fa... ma, certe notti la potete vedere, lassù, tra le stelle, a nord di Cassiopea...


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