martedì 8 gennaio 2013

il mio tempo verrà

I campanacci di Gustav Mahler









La vita è quello che accade, mentre tu sei impegnato in altre faccende...   
stasera, davanti al camino, si torna indietro di anni, tanti anni, devo dire...
quella sera, si tolse gli occhialini di metallo, e li appoggiò sul pianoforte, si sedette, tirò un sospiro forte e triste, la mano sulla faccia...

Gustav Mahler
tirò fuori l'orologio dal taschino del gilet... quasi le nove... fuori pioveva e tirava vento forte... passò le dita sul piano, poche note...
la casetta nel bosco, a Maiernigg, in Carinzia, sulla sponda orientale del Wörthersee, era la sua culla, il suo nido, la sua galera...
sua figlia Maria Anna, che lui chiamava Putzi, era appena morta, non aveva ancora 5 anni... quella sera, lui si sentiva morire dentro...
sua moglie non era con lui, era via... lo sapeva, sua moglie non era fatta per essere una moglie... lei cercava gli uomini, lui l'amore...
in quel periodo lei si vedeva con un giovane architetto prussiano, Walter Gropius, il fondatore ben celebre del movimento Bauhaus...
una piovosa e fredda sera di fine estate del 1910... lui, il suo pianoforte, e il suo cuore malato e ballerino, e il dolore che uccide...
non sarebbe ritornato al Metropolitan, avrebbe lasciato Caruso a cantare a meraviglia Fidelio e Don Giovanni, lui aveva detto basta...
la pioggia picchiava forte sul tetto a spiovente, sui vetri delle finestre... intonò sottovoce il canto di Der Abschied... sottovoce, sì...


una nenia, un dondolio di una culla, i gesti di un padre verso la sua bambina, le coccole, l'amore che non le avrebbe più potuto dare...
silenzio. assoluto silenzio. la pioggia, la notte, l'anima in fiamme. e lui che sottovoce intona una nenia da far male a ogni Padreterno...
gli anni passati, le piccole e brevi gioie, il dolore della conoscenza, il dolore tremendo di sentirsi solo, perso, senza un appoggio...
un amico gli aveva consigliato di rivolgersi a Freud, e lui c'era stato, una passeggiata nel giardino e tante ossessioni rimaste...
Ebbi la possibilità di ammirare le capacità di penetrazione psicologica di quell'uomo di genio, disse dopo, in una sera da scordare...
si mise la faccia tra le mani, chiuse gli occhi... lui, il celebre direttore d'orchestra... lui, il compositore di musica nuova e geniale...
aveva messo la sua anima dentro nove sinfonie e tanti lieder drammatici... aveva lasciato il suo cuore ballerino in balia del mondo...
si era ispirato al romanzo di Jean Paul, il Titano, per scrivere la Prima Sinfonia... ma non era stata apprezzata poi più di tanto....
la sua musica era nuova, rivoluzionaria... aveva preso Fra Martino Campanaro e ne aveva tirato fuori una marcia funebre...
una marcia dei soldati... la morte addosso... la fine di un'epoca...

 

Gustav Mahler era stanco, stanco di sopportare le umiliazioni del mondo, della sua vita, delle cose più care, della morte e tutto...
aveva cercato Dio, disperatamente nella Seconda, Resurrezione... l'aveva cercato tra le note, nelle pieghe della sua anima, così...
Ho chiamato il primo movimento Totenfeier è l'eroe della mia Prima Sinfonia che porto a seppellire....

 

quando nel 1896 scrisse la Terza, non sapeva di avere fatto un capolavoro, nessuno glielo disse, e lui da altri non lo seppe mai...
è la più lunga sinfonia della storia della musica, oltre un'ora e mezza: ci vuole un'orchestra enorme, e cori e cantanti e un'anima...

ci sono citazioni da Così parlò Zarathustra di Nietzsche, e mille cose ancora...       
scrisse la Quarta nel 1900, mentre alla Scala andava in scena la Tosca di Puccini, una sinfonia più semplice, e meno ambiziosa....

nella casetta nel bosco di Maiernigg, nacque la Quinta, era estate, era bello, era il 1902... c'era il sole, in quei giorni, era bello...
scrisse sereno, libero da pensieri drammatici, lontano dal suo cuore ballerino... lontano da sua moglie Alma, da solo...
scrisse l'Adagietto, lo suonò al piano, lo suonò più volte, e alla fine pianse....                


Alma non era adatta a fare la moglie... e lui, da solo, nella sua casetta nel bosco di Carinzia, scrisse una cosa che fa male, a sentirla...
scrisse la Sesta Sinfonia, Tragica... un grido di dolore, la fine dei sogni, e la fine dell'impero prussiano... la fine di una storia....
il Largo, in la minore, è terribile... meravigliosamente terribile... ma lo canterete, ecco...       


poi, nel 1905, riuscì a raccontare in musica cos'è la notte... la notte nel bosco, gli uccelli che svolazzano, il mondo nel buio della notte...
allora lui non lo sapeva che, poi, tutti l'avrebbero conosciuta come la Sinfonia della Notte... allora, nel 1905, lui non lo sapeva...
era triste quella sera, Mahler... sua moglie era via, la sua vita se ne stava andando, e lui lo sapeva... fuori pioveva la fine di un'estate...
l'Ottava Sinfonia gli nacque complicata da subito: venne fuori enorme, titanica... per suonarla ci vorrebbero quasi mille persone...
per suonarla e cantarla: 1000 persone: l'inno Veni creator spiritus di Rabano Mauro insieme alla scena finale del Faust di Goethe...
accostamenti difficili, se vogliamo... la Sinfonia dei Mille... venti giorni dopo sarebbe stata eseguita a Monaco, in quel 1910 piovoso...
non erano in mille, ma erano tanti, quella sera... davvero in tanti, quel 12 settembre 1910       


scrisse la Nona nel silenzio di un'estate e nell'autunno piovoso... era solo, sua moglie era via con qualche uomo dei mille che aveva...
non l'avrebbe mai sentita suonare da un'orchestra... Bernstein la definì: Uno stato di meditazione trascendentale dell'Essere....
l'ultimo movimento è il suo testamento... maestosamente immenso....                              


poi, le ansie e le paure, l'amore mancato e sconfitto, la vita che se ne stava andando piano piano, come un terribile adagio....
la sua musica sempre in attesa di essere scoperta, e lui, uomo solo, ne era convinto, stava scrivendo un adagio, per una Sinfonia...
resterà solo un Adagio della Decima... la vita è una lampada a olio che si spegne...           



ma questa non è più musica, questa va oltre... siamo nell'aldilà... nei sogni... siamo noi stessi quando entriamo in un altro mondo....
quella notte, nella casetta di Maiernigg, in Carinzia, sulla sponda orientale del Wörthersee, lì, ci lasciò il suo cuore ballerino...
lo prese tra le mani, lo accartocciò ben bene, e poi gli disse di prendere il volo, verso altri sogni e altre cose del genere, e lo fece...
ma, dentro di se, ne era certo: Il mio tempo verrà... ci vorrà una vita, forse due... ma la mia musica sarà riconosciuta, e amata...
ecco, il suo tempo è venuto, e tutti noi gli siamo debitori di grandi passioni e malinconie... come amici andati, e mai scordati.........
la sera che morì, la sera del 18 maggio 1911, Alma era con lui... la guardò negli occhi e le disse: Mozartl... così, senza altro.....
lo fece sottovoce... liberando l'anima e il suo cuore ballerino per sempre... poi si spense la luce, e la notte arrivò quasi subito..................
un vecchio amico diceva: Ci vorrà una vita, forse due, ma il mio tempo verrà....                

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